Superlega, Florentino Perez abbassa la cresta: “ci hanno voluto uccidere, ma chi esce dal progetto deve pagare”

Florentino Perez è tornato a parlare del progetto Superlega, sottolineando come non sia naufragato ma al momento solamente sospeso

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E’ tornato a parlare Florentino Perez e lo ha fatto in termini molto meno entusiastici rispetto a quelli di pochi giorni fa, quando aveva annunciato con il petto gonfio d’orgoglio la nascita di una nuova Superlega.

Florentino Perez
Foto di Fernando Alvarado / Ansa

A distanza di poche ore il progetto è naufragato, così il presidente del Real Madrid ci ha messo la… voce intervenendo alla trasmissione radio ‘El Larguero’, in onda su Cadena Ser: “ci hanno voluto uccidere, come se avessimo tirato una bomba atomica. In vita mia non avevo mai visto tanta aggressività. Aggressività di gente che non vuole perdere i propri privilegi. La Superlega non è morta. Dicono che la Juventus se n’è andata, e non è così. Dicono che il Milan se n’è andato, e non è così. Anche gli inglesi sono ancora dentro, come il Barça. Siamo ancora tutti dentro perché per uscire bisogna pagare una penale. Abbiamo deciso di prenderci una pausa per cercare di spiegare un progetto al quale abbiamo lavorato per tre anni. E che forse abbiamo illustrato male. Ma non ce ne hanno dato il tempo, ci hanno attaccato con un’aggressività incredibile”.

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Accusa al City

Ceferin
Foto di Antonio Bat / Ansa

Non lo ha nominato direttamente, ma Florentino Perez ha puntato il dito contro il Manchester City, unico club inglese non convinto del progetto: “tra noi 12 c’è sempre stata una società inglese meno convinta degli altri, e che ha contagiato negativamente il gruppo. Tra le altre società inglesi ci sono diverse persone in là con gli anni, si sono spaventati. Ci sono tanti americani che hanno club in Nfl, in Nba, hanno altri interessi, non si aspettavano questa aggressività, si sono preoccupati. Avevamo un accordo vincolante ma abbiamo preferito farci da parte. Non possiamo intraprendere azioni legali però si, tra noi c’è un accordo vincolante. Il nostro non è un campionato chiuso, può entrare chiunque; non vogliamo uccidere i campionati; i giovani non guardano più il calcio, vogliono vedere un Nadal-Federer tutte le settimane; il calcio è asfissiato dalla crisi, non arriveremo al 2024 se non troviamo più soldi“.

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