Mitologia e ottavi di Champions: la storia di Atalanta, dalle pagine dell’epica classica all’Olimpo del calcio

Dal mito classico a quello sportivo, la storia di Atalanta: la figura dell’epica greca che trionfa anche nel mondo del pallone

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L’Atalanta, per la prima volta nella sua storia, è riuscita a raggiungere gli ottavi di Champions League. Lo 0-3 rifilato allo Shakhtar Donetsk, al termine di una partita perfetta, giocata a viso aperto, con la voglia di vincere anche su un campo difficile in grado di dar fastidio anche alle big del calcio mondiale, certifica ancora una volta le qualità dei nerazzurri. Una vera e propria pagina di storia del calcio, che un domani, chi l’ha vissuta, potrà raccontare alle nuove generazioni. Un racconto dell’epica moderna insomma.

Statua dea AtalantaDel resto, con un nome del genere, l’Atalanta non poteva che essere destinata a grandi imprese. Fondata nel 1907, la squadra nerazzurra prende il nome dalla figura mitologica greca Atalanta, figlia del re dell’Arcadia Iaso e di Climene. Abbandonata da bambina sul monte Pelio, poiché il padre desiderava un figlio maschio, la piccola venne salvata dalla dea Artemide che inviò un’orsa a prendersi cura della piccola, per proteggerla e allattarla. Successivamente, la bimba venne trovata da un gruppo di cacciatori che la fecero crescere nella civiltà.

Avvenente e virtuosa, Atalanta crebbe forte nello spirito e nel fisico. Si dimostrò fin da giovane una formidabile cacciatrice (caratteristica in comune con la dea Artemide), in grado di uccidere con l’arco i centauri Ileo e Reco che avevano tentato di stuprarla. Una donna forte, in grado di gareggiare e primeggiare anche sugli uomini, la prima a ferire il possente cinghiale calidonio, salvando da morte certa Peleo e Telamone.

L’impresa la rese famosa, al punto che anche il padre la riconobbe come figlia, ma Atalanta rifiutò più volte di sottomettersi alle richieste dell’uomo di trovare marito. La donna promise di sposarsi solo con colui che sarebbe riuscito a batterla in una gara di corsa: in caso di sconfitta, ogni pretendente sarebbe stato però ucciso, poiché non all’altezza.

Atalanta e Ippomene: dipinto presente nel Museo di Capodimonte, Napoli

Dopo la tragica fine di diversi spasimanti, fu Melanione a riuscire nell’impresa. Il ragazzo, perdutamente innamorato di Atalanta, si fece aiutare da Afrodite che gli regalò 3 mele d’oro raccolte dal Giardino delle Esperidi. Durante la corsa, Melanione fece cadere le 3 mele distraendo Atalanta che si fermò, per tre volte, a raccoglierle perdendo terreno ed infine la gara. Successivamente, la stessa Afrodite, oltraggiata per averli scoperti ad amarsi in un tempio sacro dedicato a Cibele, trasformò entrambi in due leoni affichè non si accoppiassero più fra loro, come tale razza era solita fare secondo credenza dei greci.

Papu Gomez
AFP/LaPresse

Tornando ai tempi moderni, come detto, lo stemma dell’Atalanta e con esso anche il suo nome, traggono ispirazione dalla figura mitologica greca. Il coraggio, l’abilità sportiva e il valore sono caratteristiche i bergamaschi rispecchiano fedelmente. A suo modo, l’accesso agli ottavi di Champions League ha fatto rivivere il mito di Atalanta: l’ultima pagina dell’epica del pallone.

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