Olimpiadi Rio 2016: Oro e Argento alla Cina nella marcia che doveva essere di Schwazer

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Olimpiadi Rio 2016: i cinesi vincono la marcia di 20km senza Schwazer, a cui è stato vietato di correre dopo la decisione di ieri del Tas

Stasera l’Italia avrebbe potuto festeggiare la prima medaglia d’oro di Alex Schwazer, aspettando quella più prestigiosa nella 50km di marcia: a Rio de Janeiro, infatti, si è corsa la 20km di marcia e senza il campione altoatesino, hanno vinto agevolmente i cinesi Wang Zhen (oro) e Cai Zelin (argento), allenati entrambi dall’italiano Sandro Damilano, fratello del presidente della commissione marcia della Iaaf Maurizio Damilano. Proprio quella Iaaf che ha incastrato Schwazer con l’accusa di doping.

Wang Zhen ha vinto la medaglia d’oro percorrendo i 20 chilometri di marcia in un’ora, 19 minuti e 14 secondi. Il suo connazionale Cai Zelin secondo per appena 12 secondi: un’ora, 19 minuti e 26 secondi. Terzo l’australiano Dane Bird-Smith, anche lui vicinissimo (un’ora, 19 minuti e 37 secondi). Ottavo posto per l’altro italiano, Matteo Giupponi che con un’ora, venti minuti e 27 secondi ha realizzato il proprio primato personale.

Le parole di Alex Schwazer appena rientrato in Italia

LaPresse/Daniele Montigiani
LaPresse/Daniele Montigiani

Ma questa era la marcia di Schwazer, che invece oggi è atterrato a Fiumicino.  “Non ho niente da dire, scusate ma non ho voglia di parlare“: queste le sue poche parole appena arrivato in Italia. “Io dovevo vincere oggi e poi fra una settimana – dice il marciatore altoatesino parlando del doppio impegno nella 20 km, in programma stasera, e nella 50 km che avrebbe dovuto disputare ai Giochi -. La questione penale continua sicuramente, avrò più in la’ qualcosa da dire”. 

In un’intervista al Corriere della Sera, il marciatore campione del mondo ha detto: “Nel 2012 è stato faticoso ma più facile: ero colpevole, imbroglione, dopato. Ora sono una vittima. Adesso devo cambiare vita, subito. […] Continuerò a correre e pedalare. Non posso stare fermo, mi viene troppo da pensare. […] Marciare no. Mai più, nemmeno per un metro. La marcia non è libertà, ma controllo maniacale del corpo. […] Non ricambio l’odio dei miei “colleghi”, anzi lo capisco. L’atletica è tutti contro tutti. Dare del dopato a un collega è il miglior modo per giustificare che vai più piano di lui o sei meno popolare“.

Le parole dell’allenatore di Alex Schwazer, Sandro Donati

LaPresse/Claudia Fornari
LaPresse/Claudia Fornari

La cosa che piu’ mi pesa e’ vederlo subire con mitezza l’infamia che gli hanno fatto“. Se Alex Schwazer ha pochissima voglia di parlare, e’ un fiume in piena Sandro Donati, coach del marciatore azzurro squalificato per otto anni dal Tas, anche lui di rientro in Italia dopo l’inutile viaggio della speranza a Rio de Janeiro. “Ci sono delle indagini giudiziarie, una della Procura di Roma e una della Procura di Bolzano – dice Donati alle tv che lo attendevano a Fiumicino -. Solo li’ c’e’ da aspettarsi qualcosa, perche’ dal sistema sportivo c’e’ da aspettarsi solo omerta’, una schifosa omerta’. Il sistema sportivo, quando non e’ responsabile, e’ omertoso“.

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