Olimpiadi Rio 2016, caso Schwazer: ancora una volta ha vinto la mafia, 17 anni dopo Pantani

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Olimpiadi Rio 2016, squalifica pesantissima inflitta dal Tas al marciatore italiano Alex Schwazer. Una brutta storia di corruzione al potere

Marco Pantani (6)Olimpiadi Rio 2016 – Sono passati 17 anni ma ancora non abbiamo imparato nulla e siamo di nuovo punto e a capo. Siamo di nuovo a Madonna di Campiglio, come in quella maledetta mattina del  5 giugno 1999 quando la provetta del sangue di Marco Pantani veniva alterata per ottenere dati falsi in modo tale da estromettere il “Pirata” da un Giro d’Italia che aveva già vinto, distruggendo per sempre il più grande scalatore di tutti i tempi. Era l’ultima tappa, la camorra avrebbe perso troppi soldi per le scommesse clandestine. Pantani era talmente tanto più forte che tutti avevano scommesso su di lui. Marco non sarebbe arrivato al traguardo, era una voce che circolava da giorni negli ambienti criminali e marginalmente aveva lambito anche il gruppo. Qualcuno pensava persino che gli avrebbero sparato per strada, ma alla fine hanno fatto di peggio. Il veleno dei giornali è stato più terribile del piombo delle pallottole, Pantani ha perso la dignità ed è morto dopo pochi anni entrando da quel giorno in un vortice di ingiustizia abbandono.

LaPresse/Alessandro Di Spazio
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Adesso, 17 anni dopo, per Alex Schwazer la mafia vince ancora. Stavolta non ci sono di mezzo ‘ndrangheta, camorra o altre organizzazioni delinquenziali ufficialmente riconosciute dalle leggi italiane. E’ una mafia ben peggiore perchè istituzionale, legalizzata, che a maggior ragione va chiamata con il nome che le appartiene. Mafia appunto. Perchè Alex Schwazer è stato squalificato e non potrà più correre, ne’ alle Olimpiadi di Rio ne’ mai più nella sua carriera, a causa della corruzione che comanda il mondo dello sport nazionale ed internazionale.

LaPresse/Xinhua
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E’ una storia terribile quella di Schwazer, perchè se almeno per Pantani c’era di mezzo la camorra, qui invece è uno scandalo vergognoso che coinvolge chi in teoria dovrebbe garantire giustizia, legalità e rispetto. Chi dovrebbe tutelare e difendere gli alti valori dello sport. Chi ogni giorno blatera di antidoping in convegni e incontri per poi tramare nell’ombra. E non abbiamo imparato niente in 17 anni, perchè ancora una volta l’élite intellettuale del nostro Paese e i principali quotidiani (con l’apprezzabile eccezione di Repubblica) s’è schierata in massa contro Schwazer, esattamente così come aveva fatto nel ’99 contro Pantani. Perché è meglio avere un colpevole debole da massacrare anziché inimicarsi i potenti che comandano, con buona pace della verità e della correttezza.

LaPresse/Vincenzo Livieri
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Potremmo dire che Alex probabilmente doveva nascere in Russia o in Cina per essere tutelato e poter continuare a vincere le medaglie che meritava, ma non lo facciamo perchè Alex non è un dopato. Alex è italiano, orgogliosamente italiano, e ce lo vogliamo tenere stretto. E’ un grandissimo campione, il più grande marciatore del mondo che nella sua carriera ha sbagliato, si è dopato, ha preso l’epo, è stato scoperto, l’ha ammesso, ha pianto, ha scontato quasi 4 anni di squalifica, ha deciso di tornare pulito per dimostrare (prima a se’ stesso e poi a tutti gli altri) che era il più forte a prescindere dal doping. E l’ha fatto: si è affidato a Sandro Donati, medico e allenatore che ha dedicato la propria vita alla lotta contro il doping, ha svolto allenamenti massacranti, è tornato e ha vinto i mondiali a Roma tre mesi fa. Nessuno poteva sfilargli dal collo la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Rio 2016. E allora arriva la nuova mazzata: ancora doping, ancora squalifica. Così gli altri finalmente potranno vincere, perchè il più forte è stato fatto fuori.

LaPresse/Xinhua
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Ma stavolta Alex è completamente pulito, non c’è nulla di anomalo nelle sue analisi. Invece la vicenda della provetta incriminata è vergognosamente scandalosa, almeno tanto quanto quella di Pantani a Madonna di Campiglio 17 anni fa.

La nuova “positività” è venuta fuori, guarda caso, il 21 giugno 2016, appena un mese e mezzo prima delle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Si capisce subito che è una bufala, una truffa realizzata ad hoc per farlo fuori. Si contestano “piccole tracce di testosterone nel sangue” in una provetta di un controllo effettuato il 1° gennaio alle 7 del mattino a Vipiteno, dove Schwazer era in vacanza con la sua compagna. Sì, avete capito bene: all’alba del giorno di Capodanno. Alex si era coricato da un paio d’ore, aveva festeggiato l’arrivo del 2016 come facciamo un po’ tutti, sperando che fosse l’anno del suo ritorno e dei suoi successi a ripagare i grandi sacrifici delle ultime stagioni e l’umiliazione del 2012 quando aveva ammesso l’uso dell’epo e aveva deciso di collaborare con la giustizia.

LaPresse/Claudia Fornari
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Non poteva immaginare che invece questo 2016 sarebbe stato l’anno dello scandalo più grande: e ci sorprende come i quotidiani che rappresentano la borghesia del Paese tentino ancora di prendere in giro la gente che invece riesce a informarsi sul web e con spirito critico a capire (ci riuscirebbe anche un bambino di pochi anni) che Schwazer stavolta non è dopato, ma sta subendo un vero e proprio complotto (poi si lamentano se vendono sempre meno copie e perdono di credibilità)…

LaPresse/Daniele Montigiani
LaPresse/Daniele Montigiani

Bisogna infatti ricordare che a Schwazer era già stato comunicato il risultato delle analisi del controllo di Capodanno, ed era risultato “negativo“. Come “negativi” sono risultati (e sono agli atti ancora oggi) gli altri 11 controlli che il campione marciatore ha avuto da gennaio ad oggi. Altri 12 li ha avuti negli ultimi mesi del 2015. Oltre 20 controlli nell’ultimo anno (una media di due al mese), e a Rio gareggeranno atleti che nello stesso lasso di tempo sono stati controllati una volta sola. Alex invece è sempre risultato negativo, cioè pulito, anche quella mattina di Capodanno. Poi, dopo 5 mesi, arriva fuori questa positività per “piccole tracce di testosterone nel sangue“. Numerose le anomalie sulla provetta: non sono stati rispettati i protocolli ordinari di anonimato e logistica, ma in barba ad ogni norma il Tas ha condannato Alex confermando il complotto. Le norme non contano: Schwazer andava fatto fuori e basta.

LaPresse/Claudia Fornari
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Che poi l’hanno anche organizzato male questo complotto: pensare che un marciatore possa doparsi di testosterone è ridicolo. Infatti Alex quando si dopava prendeva l’eritropoietina, un ormone che aumenta la produzione dei globuli rossi e quindi da’ al corpo più freschezza e resistenza. L’opposto del testosterone, che aumenta le masse muscolari. Ma ad un marciatore non servono muscoli: Alex è alto 185cm e pesa appena 70kg, è magrissimo come tutti i marciatori. Infatti avere massa muscolare è una zavorra per chi deve marciare per 50km alla più alta velocità possibile.

LaPresse/REUTERS
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Il testosterone, inoltre, è un ormone steroideo prodotto dal corpo umano (principalmente dalle cellule di Leydig situate nei testicoli), infatti aumenta sensibilmente durante l’attività sessuale, e per qualche ora dopo il sesso continua a circolare nel sangue in quantità superiori alla norma. Adesso non possiamo (e non vogliamo) sapere come Alex e la sua compagna abbiano passato la notte di Capodanno (questi atleti di riservatezza nella vita privata ne hanno già persa abbastanza), ma da qualsiasi ottica si guardi questa vicenda, emerge chiaramente come sia un complotto maldestramente orchestrato per eliminare Schwazer dalle Olimpiadi di Rio. La sua “colpa”? (Ma a nostro avviso non è certo tale); affidarsi a un’icona dell’antidoping come Sandro Donati, che ha sempre contrastato (in modo concreto) l’illegalità sportiva (e per questo motivo, guarda caso, è fuori da ogni circuito federale ed è inviso alle istituzioni dello sport). E per questo adesso viene colpito.

LaPresse/REUTERS
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Sandro Donati ha denunciato le clamorose telefonate in cui veniva minacciato di far vincere gli avversari di Alex, e adesso promette un’ulteriore battaglia legale per avere giustizia. Quella giustizia che un’indomita Tonina Pantani, la mamma di Marco, no ha mai smesso di inseguire da 17 anni a questa parte. Nessun colpevole è stato arrestato per i delitti (prima quello sportivo, poi quello umano) ai danni del Pirata, ma almeno è stata ricostruita la verità. E dopo 17 anni versiamo lacrime di Coccodrillo e facciamo “mea culpa” per come abbiamo trattato Marco. Per come ce lo siamo fatto scappare..

Speriamo che per Alex non serva così tanto tempo. Dopotutto è palese già adesso che la mafia ha vinto, ancora una volta. Il docufilm di Repubblica “Operazione-Schwazer, le trame dei signori del doping” può servire ad aprire gli occhi sui tentativi (evidentemente riusciti) di pilotare gare internazionali di atletica.

Non è questo lo sport che vogliamo. Non è questa la giustizia che pretendiamo. Non è questa la nostra Italia, il Paese di cui vorremmo andare fieri ma che per l’ennesima volta ci costringe all’imbarazzo. Perché di imbrogli ne fanno un po’ ovunque, ma almeno gli altri li fanno per vincere. Noi invece siamo arrivati a imbrogliare per perdere.

Che schifo.

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