
È costata cara il tentativo di manipolare un incontro di tennis all’australiano Nick Lindahl. L’ex atleta, ritiratosi nel 2013, è stato giudicato colpevole dalla Tennis Integrity Unit per aver modificato (o tentato di modificare) l’esito di una partita durante il torneo di Toowoomba (Australia) valido per il circuito ITF Futures, nel settembre 2013. In più Nick Lindahl si è sempre rifiutato di collaborare con la TIU durante l’indagine. Nello scorso aprile, l’ex tennista è stato condannato per corruzione dalla Polizia australiana con un ammenda di 1000 dollari australiani (695 euro circa). Oggi la TIU ha incrementato la sanzione, arrivando a 7 anni di squalifica e ben 35 mila dollari australiani di ammenda (33 mila euro). Oltre Lindahl anche Brandon Walkin (numero 1066 ATP) è stato squalificato per 6 mesi con la condizionale e Isaac Frost (numero 1515 ATP) senza però aver nessun’altra pena aggiuntiva. Walkin ha avuto la condizionale perché ha riferito a una terza persona la proposta di manipolazione del match fattagli da Lindahl, mentre Frost, durante le indagini, non ha fornito il suo cellulare alle autorità ma la sua posizione non è stata rilevante alle indagini.

Questo annuncio è arrivato dopo l’incriminazione di Oliver Anderson (vincitore degli Australian Open junior nel 2016), reo di aver truccato una partita (o parte di essa) al Challenger di Traralgon (Australia). Le indagini denominate ‘match fixing’ sono partite dalla BBC e dal portale on-line BuzzFeed, affermando che sedici tennisti sono stati coinvolti in casi di partite truccate nel corso dell’ultimo decennio e hanno anche accusato i vertici del tennis mondiale di nascondere questi casi. Adesso la TIU ha il compito di sancire le sentenze e le squalifiche ai giocatori che manipolano le partite.

