La morte del giovane Dupasquier, avvenuta a seguito di un tragico incidente durante le qualifiche del Gp d’Italia di Moto3, ha sconvolto il mondo intero. Nelle ultime ore ha fatto discutere il post social di Vittorio Sgarbi: “Mi chiedo che senso abbia praticare sport in cui si mette continuamente a rischio la propria vita e quella degli altri. Una competizione non può diventare una sfida alla vita. A quali princìpi s’ispira uno sport del genere? Pero qualcuno non vuole il Palio di Siena per non mettere a rischio i cavalli. I ragazzi sì, i cavalli no?“, ha domandato infatti su Facebook.
Intervistato da Mow, il famoso critico e storico dell’arte ha lanciato una clamorosa proposta: “la velocità è la chiave di tutto. Peraltro imponendo un limite uguale per tutti, che sia 180 o 200 all’ora, i piloti potrebbero misurarsi ed esprimere il proprio talento ad armi pari: il più abile sarebbe tale per capacità sue anziché per quelle di un mezzo superiore agli altri. Oltre a maggiore sicurezza ci potrebbe dunque essere anche maggiore competitività”.
“In un periodo in cui in tutti i settori c’è un’attenzione fin troppo marcata alla salvaguardia della salute, mi pare lecito interrogarsi sull’opportunità di continuare ad assistere a eventi sportivi con incidenti del genere. Una cosa che non mi pare faccia nessuno, mentre d’altra parte molti si oppongono al Palio di Siena o alle corride. Sembra che gli uomini, peraltro spesso giovanissimi, siano ritenuti meno meritevoli di tutela dei cavalli o dei tori“, ha aggiunto Sgarbi, spiegando la sua posizione.

