Cinque anni senza il tricolore sulla griglia di partenza, un periodo lunghissimo che tra poco potrebbe finire. Le speranze italiane di avere un proprio driver in Formula 1 sono legate tutte ad Antonio Giovinazzi, diventato da poco terzo pilota Ferrari.

Un’intuizione del suo manager Enrico Zanarini che tutti ricordano per i suoi legami con Eddie Irvine e Giancarlo Fisichella: “il merito è tutto del talento di Giovinazzi e della lungimiranza della Ferrari – commenta Zanarini ai microfoni della Gazzetta dello Sport – io ci ho messo solo il 20%, quanto noi manager prendiamo dagli ingaggi dei nostri piloti. Sono io che investo su di loro: firmo e garantisco i soldi che servono per correre, il mio lavoro è trovare gli sponsor. Così anche con Antonio. Il primo a parlarmene tre anni fa era stato Vincenzo Sospiri (ex pilota di F.1; n.d.r.). Ma poi sono stato io a scommettere su di lui. Lui rischiava di languire in GP3, invece sono riuscito ad accordarmi con la Prema e a farlo misurare con il favorito, Pierre Gasly.
La Ferrari è stata la conseguenza della sua stagione. Cosa mi ha colpito di lui? Che è italiano solo di passaporto. Nel senso che ha la freddezza di un tedesco o di un finlandese. In lui rivedo un approccio alle corse che ho visto in Schumacher e Alonso“. Zanarini crede in Giovinazzi, sottolineando come sia già pronto per scendere in pista: “i team dovrebbero rendersi conto che non c’è solo Verstappen“. Nella scuderia di Zanarini c’è anche l’altro talento italiano delle quattro ruote, quell’Antonio Fuoco da cui il manager bolognese si aspetta molto: “gli ho chiesto “semplicemente” di ripetere quello che ha fatto Giovinazzi nel 2016: stupirmi, lottando per il titolo.
Sono esigente con i miei piloti così come con i miei figli che mi chiamano Mister No. Non capisco chi si affaccia in F.1 e ha già il proprio motorhome personale. Ai miei piloti dico: “Ho fatto il mio primo volo in business class a 46 anni”. Infine, Zanarini parla dell’approccio delle scuderie con i giovani: “la Ferrari è quella meglio organizzata, così come la Red Bull dal momento che là vige un regime dittatoriale, che considero troppo violento per le carriere dei ragazzi. Mercedes ha un programma limitato, Renault mi pare in confusione“.

