L’esonero, seppur ancora ufficioso, dalla guida della Nazionale azzurra non ha lasciato indifferente Luciano Spalletti. A poche ore da quella che sarà la sua ultima partita da commissario tecnico dell’Italia, contro la Moldova, l’allenatore toscano ha rotto il silenzio a RaiSport, affrontando con onestà e un velo di rammarico il delicato momento.
“Niente mi scivola addosso, diventa difficile prendere sonno quando accade una cosa del genere ma con il passare del tempo tutto passa, si prende atto. Ho fatto riflessioni, ma indietro non si può tornare,” ha ammesso Spalletti.
Il tecnico non ha lesinato autocritiche, riconoscendo errori ma anche le difficoltà incontrate: “Alcune delle scelte che ho fatto si sono rivelate sbagliate, non solo perché ho scelto gli uomini errati o perché avrei voluto fare qualcosa di diverso. Non ho avuto a disposizione giocatori fondamentali e sono successe troppe situazioni che ci hanno portato a giocare così in questo momento. Noi siamo arrivati in Norvegia in condizioni pessime.”
Mentre Spalletti si prepara per gli ultimi novanta minuti sulla panchina azzurra, il suo futuro professionale resta nebuloso. L’accostamento alla Juventus, per ora, non lo tocca: “Non so se tornerò subito ad allenare. Di certo farò il tifo per chiunque sarà il mio successore. Spero che trovi la soluzione per andare al Mondiale. Io sarei rimasto perché credo che con questa squadra ce l’avremmo fatta, in qualsiasi modo.”
Interrogato sulla possibilità che sia Claudio Ranieri il suo erede, Spalletti ha espresso parole di stima: “Ranieri? Ha girato il mondo, sa toccare i tasti giusti e la Federazione sa scegliere. Nel caso sarò il primo a fare il tifo per lui, non sono fatto come gli altri.”
Nonostante la delusione, Spalletti ha promesso il massimo impegno per l’ultima sfida: “Sarò più perfetto di sempre, i calciatori sono certo che vorranno farmi andare via con una vittoria. Non ho mai offeso nessuno.”
Infine, un passaggio sulla spinosa questione della comunicazione del suo esonero: “Ho costretto Gravina a dirmelo, ma cosa avrei dovuto fare dopo? Avrei dovuto nasconderlo in attesa che la notizia la desse la federazione? Sono andato in conferenza stampa perché ci sono regole da seguire, se qualcuno della Federazione fosse venuto con me… Non avrebbe avuto senso dire altri due giorni di bugie, non potevo restare in silenzio.”
Il rammarico più grande, però, emerge da una profonda convinzione: “Sono superconvinto che l’Italia sarebbe andata ai Mondiali. Non ho dato le dimissioni, non le avrei date. Tu mi esoneri, io firmo la risoluzione perché i soldi non sono mai stati un problema nella mia carriera, la Nazionale è diversa da un club.”