L’Italia di Gennaro Gattuso si trova di fronte a un bivio cruciale nel suo percorso verso i Mondiali 2026. Dopo un girone altalenante, gli azzurri non sono più padroni del proprio destino: la corsa alla qualificazione diretta è complicata, ma non ancora chiusa del tutto.
Il nuovo format voluto dalla FIFA per la rassegna nordamericana — che si giocherà tra Stati Uniti, Canada e Messico — ha ampliato a 48 le partecipanti, ma non ha reso la vita più semplice in Europa. Le 16 posizioni disponibili per la UEFA restano un obiettivo difficile da conquistare: solo le prime classificate dei 12 gironi accedono direttamente, mentre le seconde dovranno passare attraverso il labirinto dei play-off.
Come funzionano i play-off mondiali
Il regolamento prevede che le 12 vincitrici dei gironi accedano direttamente ai Mondiali.
Le 12 seconde classificate, insieme a 4 squadre provenienti dalla Nations League (le migliori non ancora qualificate), disputino i play-off.
I play-off si articolano in semifinali e finali a gara secca, per un totale di tre mini-tornei: da ciascuno uscirà una sola qualificata.
In sostanza, tre ulteriori biglietti per il Mondiale verranno assegnati attraverso sfide ad altissima tensione, in cui ogni errore può costare caro.
La situazione del girone azzurro
Nel girone dell’Italia la Norvegia continua a dettare il passo, forte di una migliore differenza reti e di risultati costanti. Gli azzurri inseguono, ma la distanza in classifica rende sempre più complicata la rimonta.
Per centrare la qualificazione diretta, Gattuso e i suoi devono vincere tutte le restanti partite, sperando in un doppio passo falso dei norvegesi. In caso contrario, si aprirà la strada dei play-off, dove l’Italia rischia di trovarsi in un tabellone con avversarie di grande livello.
Le percentuali: tra calcoli e speranze
Le analisi dei dati più recenti indicano che la probabilità di qualificazione diretta è oggi inferiore al 10%.
Le chance di accedere ai play-off restano alte (70–80%), ma il percorso successivo sarà durissimo, le possibilità complessive di vedere l’Italia ai Mondiali oscillano attorno al 15–20%, considerando la complessità del cammino e i possibili incroci.
Il destino, insomma, non è più solo nelle mani della squadra di Gattuso. Ma un filone di speranza rimane aperto, legato al rendimento delle altre nazionali e a eventuali incastri favorevoli.
Fattori decisivi
Per tenere viva la corsa mondiale, l’Italia dovrà: vincere con margine le gare contro le squadre più deboli del girone, migliorare la differenza reti, oggi penalizzante, sperare in un calo della Norvegia e in combinazioni utili nei tie-break, presentarsi ai play-off in fiducia, con solidità difensiva e maggiore cinismo sotto porta.
La vera sfida sarà mentale: affrontare ogni partita come una finale, senza margine per l’errore.
Tra speranza e realtà, l’Italia di Gattuso al bivio
Il cammino verso il Mondiale 2026 resta una corsa in salita per l’Italia di Gennaro Gattuso. La classifica, le combinazioni e i numeri parlano chiaro: la qualificazione diretta appare ormai un traguardo lontano, quasi utopico. Ma non tutto è perduto.
Gli azzurri hanno ancora in mano la possibilità di rientrare nel gioco attraverso i play-off, una strada impervia ma non impossibile. Servirà una Nazionale capace di ritrovare identità, intensità e soprattutto gol: vincere non basterà, occorrerà convincere e dominare.
Il margine d’errore è azzerato. Ogni partita dovrà essere affrontata come una finale, con quella mentalità “alla Gattuso” che ha fatto la fortuna del tecnico nella sua carriera da calciatore e che oggi deve diventare il marchio di fabbrica della sua Italia.
Certo, il destino non è più solo nelle mani degli azzurri: serviranno anche risultati favorevoli dagli altri campi, a partire dai passi falsi della Norvegia. Ma il calcio, si sa, è imprevedibile. E nella storia della Nazionale italiana non mancano rimonte impossibili, orgogli risvegliati quando tutto sembrava perduto.
Gattuso sa che la missione è complicata, ma il suo sguardo è quello di chi non molla. La qualificazione ai Mondiali resta una possibilità lontana, ma finché la matematica lo consentirà, questa Italia continuerà a crederci.
Perché, in fondo, la maglia azzurra non conosce resa.

