Lo spareggio contro la Svezia è un ricordo che brucerà ancora per qualche mese, visto l’imminente Mondiale, ma è proprio dall’esclusione da Russia 2018 che riparte la nuova Italia targata Roberto Mancini.

Il primo cambio infatti era necessario farlo alla radice: via Ventura, la sua idea di calcio provinciale e attendista, nella quale il talento di Insigne si sacrifica in ripiegamenti difensivi da terzino, la difesa a 3 è un dogma tutto bianconero e sono i senatori ad imporre il loro volere. Al suo posto Roberto Mancini, tutt’altro profilo in quanto a personalità ed esperienza in grandi palcoscenici da giocatore e allenatore. Il ‘Mancio’ ha portato una ventata di aria fresca, tanti volti nuovi e giovani in campo: da Politano Pellegrini, passando da Cristante e Belotti (suo il gol del raddoppio) e i vari Chiesa, Caldara, Mandragora pronti per i prossimi impegni. Importanti i rientri di Criscito, subito padrone della corsia sinistra, ma soprattutto di Balotelli.

Innegabile l’ammirazione di Mancini per il centravanti ex Milan e Inter, che finalmente è tornato a vestire la maglia azzurra dopo un esilio che durava dal Mondiale 2014, quello dello sfogo di Buffon e della vecchia guardia che gli ha praticamente chiuso le porte della Nazionale per gli anni a venire. Eliminata la presenza ingombrante dei ‘senatori’, Balotelli è pronto ad aggiungere qualità e fantasia ad un attacco azzurro che non può contare solo su Immobile, Belotti e Zaza, attaccanti identici nell’attitudine e nei movimenti. Non è un caso che la partita si sblocchi proprio con un dribbling e tiro da fuori area di SuperMario, fondamentali ‘inusuali’ per i bomber azzurri delle ultime convocazioni.
SÌ SUPERMARIO BALOTELLI! pic.twitter.com/XwptTTHZi6
— Tancredi Palmeri (@tancredipalmeri) 28 maggio 2018

Largo ai giovani (oggi in campo la Nazionale con l’età media più bassa dal 2010, solo 26 anni), al bando il vecchiume ma senza rinunciare all’esperienza di giocatori come Bonucci in grado di guidare in campo e fuori i più giovani. La fantasia al potere: Insigne finalmente libero di giocare largo sulla trequarti, con rari e intelligenti ripiegamenti difensivi, e l’altra fascia affidata all’estro di Politano con i vari Chiesa e Bernardeschi in rampa di lancio. Promosso il centrocampo tecnico, con giocatori come Pellegrini, Florenzi e Jorginho in grado di gestire il pallone, inserirsi e partecipare ad una fase difensiva corale: non c’è più posto, non solo in Nazionale ma anche nel calcio moderno, per giocatori come Parolo e Thiago Motta, appartenenti ad un modo di intendere il calcio ormai superato. Responsabilità a Donnarumma infine: a 19 anni ha finalmente il futuro dell’Italia nei suoi guantoni, saprà mantenerlo a lungo se valorizzato e responsabilizzato. La vittoria per 2-1 sull’Arabia Saudita come ciliegina sulla torta, applausi per la prima Italia di Roberto Mancini che dopo 5 partite (e 7 mesi!) ritorna a vincere e ritrova un po’ di entusiasmo, necessario per riaprire un ciclo vincente in vista del prossimo Europeo.

