Davvero è stato Giro d’Italia più brutto, o invece è stato il più giusto? Roglic, Caruso e le statistiche più clamorose

Giro d'Italia, dati e statistiche dopo la 106ª edizione. Il trionfo di Roglic arricchito da Thomas e la favola Caruso, ma per l'Italia sono tempi duri nelle grandi corse a tappe

SportFair

Prendete l’ordine d’arrivo della penultima tappa del Giro d’Italia, la cronoscalata del Monte Lussari di sabato 27 maggio. Il 106° Giro d’Italia è tutto lì, in quelle terribili rampe sul cemento al confine tra Italia e Slovenia dove la corsa rosa ha incoronato il suo primo vincitore sloveno della storia. Che bello scherzo del destino.

Ma che Giro d’Italia è stato? Ad ampi tratti molto brutto, certamente. A far storcere il naso ai tifosi l’eccessivo attendismo tra i big, ma soprattutto il tappone alpino del Colle del Gran San Bernardo tagliato per la pioggia e i frettolosi ritiri per Covid che hanno decimato il gruppo (big compresi) senza motivo. Alla fine a Roma sono arrivati tantissimi positivi: dopo gli abbandoni di Ganna, Evenepoel, Pozzovivo e tanti altri corridori importanti, le squadre hanno capito che continuando a fare test su test all’arrivo non sarebbe giunto alcuno. E comunque sono arrivati solo 125 su 176, record storico negativo nel ciclismo contemporaneo. Col senno di poi, in tanti sarebbero rimasti in corsa. Sono le scorie dell’isteria da pandemia, ma ci auguriamo sia l’ultima volta.

Di certo c’è che è stato il Giro d’Italia più giusto. E torniamo all’ordine di arrivo della cronoscalata di due giorni fa. Primoz Roglic domina, nonostante i secondi preziosi persi per il salto di catena gestito con freddezza da campione. Secondo con 40” di distacco Geraint Thomas, con un soffio (appena 2′‘) di vantaggio su Joao Almeida. Quarto Damiano Caruso a 55”, poi Thibaut Pinot a 59′‘.

Adesso andiamo a vedere la classifica finale della corsa: 1° Roglic, 2° Thomas, 3° Almeida, 4° Caruso, 5° Pinot. Esattamente come sul traguardo del Monte Lussari. Non c’è spazio per le imboscate, le strategie, i giochi di squadra. Ha vinto il migliore, chi ne aveva di più, e tutti gli altri sono arrivati in ordine in base a come andavano. Questo è certamente bello, o comunque giusto. Di meno bello c’è il momento del ciclismo italiano per le grandi corse a tappe. Ma questo lo sapevamo già prima del via, anzi: Damiano Caruso ci ha regalato emozioni inattese. Per l’ennesima volta, da gregario si è trasformato in Capitano e ha sfiorato il secondo podio in due anni (era arrivato 2° nel 2021 dietro Egan Bernal). Questo ragazzo merita qualche chance da Capitano, ancora per almeno un paio d’anni può gestire questi livelli, quindi perché non provarci nelle prossime stagioni? Intanto quello di quest’anno è il 7° Giro d’Italia consecutivo vinto da un corridore non italiano: mai nella storia del Giro c’era stato un così lungo digiuno tricolore. Non solo. E’ anche il secondo anno consecutivo senza italiani sul podio finale: era successo soltanto una volta nella storia, nel biennio 19871988. Negli ultimi due anni i migliori azzurri si sono fermati al 4° posto: Nibali lo scorso anno, Caruso quest’anno. E l’impressione è che se non ci riuscirà Caruso nel 2024, arriveremo al record assoluto di tre anni consecutivi senza azzurri sul podio del Giro. Aspettando il prossimo campione…

Intanto godiamoci Primoz Roglic, che un Giro se lo meritava eccome a coronamento di una carriera fantastica. E’ il quarto grande giro che vince dopo le tre Vuelta di Spagna consecutive conquistate nel 2019, 2020 e 2021. Al Tour de France s’è fermato al 2° posto nel 2020, poi in tante occasioni era stato fermato solo dalla sfortuna. Al Giro era già arrivato terzo nel 2019, quindi oltre le quattro vittorie questo è anche il sesto podio di un grande Giro per un corridore straordinario che ha ancora 33 anni e di successi può collezionarne altri. Tra i ciclisti che nella storia sono saliti sul podio di tutti e tre i grandi giri, hanno fatto meglio di Roglic solo Anquetil (13 podi complessivi), Merckx, Gimondi e Hinault (12), Nibali e Froome (11), Indurain e Valverde (9) e Contador (7).

E che dire di Geraint Thomas? A 37 anni compiuti proprio durante il Giro, è arrivato 2° centrando il suo quarto podio in un grande giro dopo i tre del Tour de France (1° nel 2018, 2° nel 2019 e 3° nel 2022). Ha arricchito di autorevolezza e prestigio il podio di Roma, mentre adesso gli occhi degli appassionati sono già rivolti al Tour de France, dove l’altro fenomeno sloveno Tadej Pogacar si giocherà il successo con Jonas Vingegaard per il terzo anno consecutivo.

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