Deborah Salvatori Rinaldi costretta a fermarsi per un tumore, il grande gesto della squadra

Il grande gesto della squadra: il rinnovo del contratto a Deborah Salvatori Rinaldi, costretta a fermarsi per un tumore

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Prima la paura, poi la voglia di continuare a mettersi in gioco e confermarsi ad alti livelli. E’ la storia di Deborah Salvatori Rinaldi, attaccante della Ternana. La notizia della malattia è arrivata come un fulmine a ciel sereno, l’atleta ha scoperto di avere un tumore all’interno dei seni paranasali.

La decisione, inevitabile, è stata quella di fermarsi dal mondo del calcio per sottoporsi ad un intervento chirurgico e conseguenti terapie. Il gesto della società è stato da applausi, la Ternana ha deciso di prolungare il contratto dell’attaccante. L’operazione si è registrata l’1 marzo presso l’ospedale S.Anna di Como ed è riuscita perfettamente. Adesso dovrà rimanere a riposo con l’intenzione di tornare in campo dalla prossima stagione. Deborah Salvatori Rinaldi

Il messaggio sui social

Deborah Salvatori Rinaldi ha deciso di ringraziare tutti, in particolar modo la dirigenza. Il messaggio sui social è commovente. “Intervento chirurgico eseguito con tecnica endoscopica endonasale, craniectomia monolaterale sinistra e ricostruzione del basicranio mediante fascia lata e flip-flap settale. Questo è quello che dice la lettera di dimissione dall’ospedale. Questo è quello che i miei SUPEREROI con il camice hanno fatto. Lunedì 20 febbraio ero al parco con la mia famiglia. Eravamo lì per carnevale, per mia nipote. Quel pomeriggio, il vestito da pagliaccio che aveva messo il giorno prima, non l’ha mai indossato. Quel giorno tante cose sono cambiate. Quel giorno mi hanno chiamato e mi hanno detto ‘maligno’. Il giorno dopo ero a Terni per fare l’unica cosa che sarei riuscita a fare fino all’operazione. Giocare a calcio e stare con la squadra. Noi non siamo ‘civili’. Io chiamo così quelli che non giocano, perché non hanno le divise, non hanno le nostre regole, non mangiano come noi, non hanno un squadra, non vanno in trasferta. NOI siamo diversi. NOI facciamo sport e lo facciamo sempre e comunque. NOI siamo folli e a volte gli altri fanno fatica a capirci”. 

“Andare al campo non è stato un atto di coraggio o non voler coprire le emozioni. Semplicemente quella era l’unica routine che conoscevo. Tutti i giorni per 19 anni ho messo gli scarpini e ho vissuto la vita che mi sono scelta con dedizione. Tante volte noi sportivi ci alleniamo con i dolori, capita anche di avere poca voglia… ma ci alleniamo. L’unica cosa che sarei riuscita a fare per inerzia sarebbe stata questa. Giocare a calcio. Non è solo un gioco per me, è anche il mio lavoro, e questo lavoro è sia fisico che emotivo. Non sarebbe bastata però solo la mia volontà, sapevo che avrei dovuto farlo nel migliore dei modi, pochi pianti, tanta serenità e testa alla partita di domenica contro la Lazio. Quando fai parte di un gruppo hai delle responsabilità, questa è stata la mia”. 

Poi svela i dettagli: “quella mattina prima di allenarmi ho parlato dentro lo spogliatoio. Avevo iniziato l’anno parlando alla squadra e facendo un discorso sulla riconoscenza e ho finito l’anno parlando della stessa cosa, ma questa volta le parole erano più pesanti. Questa volta stavo lasciando la nave per correre sulla mia scialuppa. Quella mattina dopo l’allenamento Paolo Tagliavento e Isabella Cardone erano nello spogliatoio con il rinnovo in mano. La Ternana quella mattina mi ha fatto piangere. In quella partita ho subito un’ingiustizia che in quel momento non pensavo di meritare, ma nello sport non sempre tutto è giusto come ci fanno credere. Non ho scelto io di dovermi allontanare dal calcio per curarmi, ma avevo scelto di giocarla quella partita… e invece: rosso con tre giornate di squalifica per atteggiamento violento. Per me le giornate saranno di più… però che peccato finire così. Che peccato, io che la violenza neanche per lo sportello della macchina la uso. Quel giorno abbiamo pianto tutti, ma poi, quei tutti, mi hanno sollevato al cielo e mi hanno ricordato che io ad operarmi non ci sarei andata da sola”. 

“L’operazione è andata bene. Sarà un periodo difficile fatto di pochissimi sforzi, lentezza, pazienza, mal di testa, radioterapia, controlli e visite. Per 31 anni ho disegnato il mio capolavoro, ma poi un ‘mostro’ mi ha bruciato la tela… non sarà mai uguale, ma con un bel respiro, alti e bassi, le persone che mi amano e la medicina, andremo a comprare un’altra tela per ricominciare da capo. Vi ringrazio con tutto il mio cuore, ora come Goku ho il potere della GENKIDAMA. La vostra energia è fortissima e quando alzate le mani al cielo con quel cerchiolino mi fate emozionare. Ma con quel ‘segui il sole’ mi ricordate anche che alla fine ha senso perseguire i propri valori… vuol dire che guardare il lato bello della vita con autenticità, purezza ed educazione ad un certo punto può diventare contagioso. Grazie alle amicizie vere per avermi preso per mano. Per la mia famiglia le parole non saranno mai abbastanza. Vi amo con tutta me stessa”.

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