Kyrie Irving, una personalità… bizzarra: dalla teoria della Terra piatta alla misteriosa scomparsa, tutto sul “Little Mountain” della tribù dei Sioux

Kyrie Irving, la stella NBA tra follie e bizzarre teorie: le curiosità più particolari della stella dei Nets protagonista agli All Star Game NBA 2021

SportFair

Mancano poche ore ormai allo spettacolo dell’All Star Game NBA 2021: nella notte le stelle del campionato americano di basket si sfideranno in diverse gare, dalla classica partita tra Est e Ovest alle sfide di tiro da tre punti o di schiacciate.

Tante sono le stelle che calpesteranno il parquet di Atlanta, tra queste c’è anche Kyrie Irving, giocatore dei Brooklyn Nets, prima scelta di Kevin Durant.

In tanti conoscono Irving per le sue prestazioni in campo, ma non tutti conoscono a fondo la sua personalità e la sua vita: dal legame con gli indiani nativi d’America alla lite con LeBron James, fino alla scomparsa dai Nets.

Il legame con gli indiani

kyrie irving
Foto di Justin Lane/ Ansa

Nato in Australia e cresciuto nel New Jersey, Irving è sempre stato consapevole del suo legame con gli indiani. Dal 2018 Kyrie Irving è a tutti gli effetti un Sioux Lakoda della tribù di Standing Rock, nel North Dakota, col nome di “Little Mountain“. Kyrie e la sorella maggiore Asia sono stati inseriti nella tribù con una cerimonia rituale svoltasi a Cannon Ball. Il legame di Irving con gli indiani deriva dal sangue indiano che scorreva nei bisnonni, ma anche nei nonni materni della stella NBA, che facevano parte della tribù di White Mountain. La madre di Irving, Elizabeth Ann Larson, che morì quando aveva 4 anni, era una cittadina della tribù Sioux di Standing Rock.

Irving si è sempre schierato dalla parte dei Sioux, appoggiando iniziative e progetti, ma anche aiutando economicamente la tribù: durante la pandemia, infatti, Irving ha donato cibo e forniture mediche. Standing Rock, poi, ha annunciato che Irving aveva anche regalato alla comunità due camion pieni di cibo e 3.000 maschere N95.

Terrapiattismo

Kyrie Irving ha una personalità particolarmente folle e tra gli argomenti che hanno fatto tanto parlare di lui c’è anche una bizzarra teoria della stella dei Nets. Irving, nel 2017, infatti, aveva affermato in un podcast con dei suoi compagni di squadra, che la Terra è piatta.

Foto di Justin Lane/ Ansa/ Epa

La Terra è piatta“, ha ripetuto Irving per tre volte nel podcast. “Il fatto è che ci sono tanti buchi e zone grigie nella storia… La storia è la storia, è successa molto prima di noi e continuerà a succedere dopo che ce ne saremo andati, ma in qualche modo torna sempre a ripetersi. Tutto quello che ci viene dato, tutte quelle cose che mi mettevano paura, non ti fanno venire voglia di metterle in dubbio. Ma è pazzesca la quantità di informazioni che ci sono a disposizione. Qualsiasi cosa su cui si ha una particolare domanda — tipo: la Terra è piatta o rotonda? —, secondo me bisognerebbe farci un po’ di ricerca. È tutto qui davanti ai nostri occhi. E loro ci mentono. Quello che mi è stato insegnato è che la Terra è rotonda, ma se davvero pensate al paesaggio che ci circonda mentre viaggiamo, il modo in cui ci muoviamo… davvero riuscite a immaginarci mentre ruotiamo attorno al sole, e tutti i pianeti si allineano in specifiche date, rimanendo perpendicolari e tutte queste cose che succedono con questi ‘pianeti’?“, aveva dichiarato Irving, per poi però pentirsi delle sue affermazioni poco più di un anno dopo.

Pensavo fosse una cosa innocente: solamente dopo ho capito quanto possa essere potente la mia voce. Anche se credi che la Terra sia piatta, non dovresti dirlo in pubblico – quelli sono argomenti da conversazioni private, perché possono davvero cambiare il modo in cui vieni percepito. Io sono uno piuttosto intelligente…Mi dispiace per tutti gli insegnanti di scienze che sono venuti da me e mi hanno detto ‘Per colpa tua devo ricominciare tutto il programma da capo!’. Mi dispiace e mi scuso per le mie parole“, queste le parole con le quali si è scusato.

La lite con LeBron James

Foto di Justin Lane/ Ansa

Lo scorso anno, ad ottobre 2020, Irving ha fatto nuovamente parlare di sè per delle frecciatine mandati ai suoi ex compagni di squadra dopo il trasferimento ai Nets. Le parole di Irving sono state lette come una puntura indirizzata a LeBron James, ex compagno a Cleveland: “mi sono sempre sentito a mio agio quando si è trattato di assumersi responsabilità del genere, ho sempre avuto la sensazione di essere la miglior opzione in tutte le squadre nelle quali ho giocato fino a oggi. Questa invece è la prima volta nella mia carriera in cui se mi guardo intorno sono portato a pensare: “Anche questi figli di p*****a al mio fianco possono segnare”. Questo molto probabilmente renderà più semplice il mio compito. In passato, le volte in cui non ho preso io l’ultimo tiro, mi sono sentito colpevole. Voglio essere il protagonista, quello che si prende responsabilità, ma al tempo stesso devo imparare a cedere parte di questo peso anche ai miei compagni di squadra. In quei casi non era una questione di fiducia, conoscevo il loro valore, ma semplicemente ne facevo una questione di consapevolezza: ero io l’opzione migliore“.

Irving poi ha voluto precisare che le sue parole non erano riferite a nessuno in particolare: “Perché dal vostro punto di vista, tutto deve risolversi sempre come una battaglia e un testa a testa di un fratello contro un altro? Perché? Se io mi fossi voluto rivolgere contro qualcuno in particolare, avrei fatto il suo nome. Andiamo, non ascoltate i racconti falsi fatti da altri. Lasciate vivere in pace la propria vita alle persone, è soltanto un gioco. Quando si parla di arte, di sport, lo si fa in maniera il più libera e aperta possibile. Ma visto che viviamo in una società in cui a dominare è il clickbait, c’è bisogno che una semplice frase diventi sempre qualcosa di più grande. Non dovete difendervi dalle mie accuse, so bene come funzionano i media. Dovete fare spettacolo. Ho capito di non dover più porre la mia figura in contrasto in alcun modo con le altre, mai più. Non era quella la mia intenzione, stavo soltanto parlando liberamente, senza pensare al modo in cui ragiona la nostra società. Stavo spiegando un mio stato d’animo, non facendo un confronto tra me e gli altri“.

La decisione di non parlare più ai giornalisti

Beh, che quella di Irving sia una personalità strana e particolare ormai è appurato, ma ci sono ancora due episodi da raccontare per rendere al meglio l’idea. La prima di queste è la decisione, presa a dicembre dello scorso anno, di non parlare più ai giornalisti. Irving ha comunicato la sua decisione con una nota stampa. “Il COVID-19 ha colpito tutti noi in modi diversi, per questo io prego per la sicurezze e la salute della nostra comunità e di quelle sparse in tutto il mondo. Sono veramente felice che la stagione ricominci e mi auguro che tutti riescano a mantenersi al sicuro e in forze nel corso di questo viaggio che stiamo per intraprendere. Al posto di parlare con i giornalisti, preferisco diffondere questo comunicato. Sono pronto a mettere in mostra la mia etica del lavoro in modo quotidiano, pronto a divertirmi, a competere, a performare e vincere titoli al fianco dei miei compagni e dell’organizzazione Nets. Il mio obiettivo è lasciare che il mio lavoro in campo e fuori dal parquet parli da solo. La nostra vita è profondamente diversa quest’anno e richiede a tutti noi, e anche me, di comportarmi in modo nuovo. E questo è soltanto l’inizio di questo cambiamento”.

Scomparso dai Nets

L’ultima follia di Irving riguarda la sua improvvisa ed inspiegabile scomparsa dai Nets. A gennaio 2021 in tantissimi si sono domandati che fine avesse fatto Irving: il playmaker ex Celtics e Cavs si è assentato per diverse partite per ‘problemi personali‘, una motivazione piuttosto vaga, volutamente vaga, sulla quale neanche allenatore e compagni sanno granchè. Si è ipotizzato che Irving possa essersi assentato a causa di un party, senza mascherina, con la sorella, o forse per lo shock a seguito dell’assalto al Parlamento da parte dei manifestanti pro-Trump, un’evento che ha shockato l’opinione pubblica americana. Molto sensibile sulle tematiche sociali più importanti, Kyrie Irving, che la scorsa estate avrebbe preferito non tornare a giocare per non distogliere l’attenzione da Covid e razzismo, potrebbe aver avuto bisogno di una pausa per fare i conti con se stesso e con ciò che sta succedendo negli USA in questi giorni. Il basket, in casi come questi, passa in secondo piano.

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