Scene spaventose sull’imbarcazione del Team New Zealand, ma l’America’s Cup è anche questo [VIDEO]

La pericolosità dell'America's Cup: il fascino di questa competizione è dovuto anche a questo aspetto, ma fa parte del 'gioco'

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L’America’s Cup ha regalato le prime emozioni, nella notte italiana, con le prime due regate che hanno visto Luna Rossa e Team New Zealand sfidarsi. Il match 1 è terminato in parità, con gli equipaggi che si sono aggiudicati una regata a testa.

Non sono mancati i colpi di scena e i momenti pieni di adrenalina, ma anche di paura. Se da una parte è spettacolare assistere alle mosse strategiche degli equipaggi, con le imbarcazioni che quasi si vanno a sfiorare, dall’altra è invece spaventoso assistere a scivoloni a bordo delle barche.

La scivolata di Burling

In una delle due regate di oggi, Peter Burling è stato protagonista di una scivolata che ha allarmato tutti gli spettatori. Fortunatamente non ha riportato alcuna conseguenza e, soprattutto, non è finito in mare, potendo presto riprendere la sua posizione, ma la scena, vista e rivista in tv come anche sui social, ha fatto preoccupare tutti gli spettatori. Un momento che ha fatto anche riflettere gli spettatori sulla pericolosità di questo sport.

L’America’s Cup e la sua pericolosità

Per quanto affascinante ed ultra tecnologica l’America’s Cup sia, non mancano aspetti preoccupanti. Sicuramente grazie alle imbarcazioni ed il personale preparato ad intervenire in caso di incidenti o cadute in mare, agli elicotteri che sorvolano il campo di regata durante le sfide, gli equipaggi possono sentirsi al sicuro, ma ogni giorno vanno incontro a dei seri rischi.

Nella storia dell’America’s Cup si è registrato, per fortuna, solo un incidente mortale: a maggio del 2013 Andrew Simpson, due volte campione olimpico, direttore sportivo del catamarano Artemis Racing, è morto, a soli 36 anni, a seguito di un terribile incidente durante un allenamento nella baia di San Francisco.

L’imbarcazione su cui si stava allenando Andrew, un Ac72, si è spezzato a seguito di un cedimento strutturale, sbriciolandosi letteralmente e imprigionando Simpson sott’acqua, sotto lo scafo. L’inglese è stato liberato dopo 10-15 minuti circa e per lui non c’è stato nulla da fare: i tentativi di rianimazione, una volta portato sulla terra ferma, sono stati vani.

Nel 2017 ha fatto spaventare l’incidente di Graeme Spence, grinder di Oracle, finito in mare dopo un violento colpo del catamarano. Fortunatamente Spence è uscito illeso da questo incidente, ma le immagini che hanno fatto il giro del mondo hanno allarmato tutti gli appassionati e non solo. E in tanti si sono chiesti se ne vale davvero la pena.

America’s Cup, ne vale davvero la pena

La risposta alla domanda se ne vale davvero la pena è sì! Gli uomini che lavorano sodo per entrare a far parte degli equipaggi delle imbarcazioni che gareggiano in America’s Cup sono coraggiosi e impavidi, spinti da una passione indescrivibile che li fa uscire in mare nonostante i rischi.

Ma d’altronde, sono tantissimi gli sport che nonostante la pericolosità non ricevono alcun tipo di critiche. Formula 1 e MotoGp sono probabilmente tra gli sport più pericolosi, con diverse tragedie avvenute in pista. Ma anche il calcio o la pallacanestro possono essere altrettanto pericolosi: anche se non si raggiungono velocità ‘supersoniche’, basta un brutto colpo, alla testa, ma anche in altre parti del colpo per mettere in pericolo l’atleta.

Spaventoso scivolone di Burling in America’s Cup [VIDEO]

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