“Mi dicevano che i neri non possono vincere”, la rivincita di Hamilton e quella suggestione Ferrari mai avveratasi

Il pilota della Mercedes ha raccontato di aver parlato con la Ferrari in futuro, senza però mai riuscire a trovare un accordo

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Ha vinto sette mondiali, ha eguagliato Michael Schumacher e probabilmente l’anno prossimo lo metterà alle sue spalle. Lewis Hamilton non avrebbe mai immaginato di arrivare a questo livello, soprattutto quando da piccolino guardava le corse in tv e il padre doveva sobbarcarsi quattro lavori per permettersi un kart di seconda mano. Adesso Lewis è nella leggenda della Formula 1, lassù solo dove Kaiser Schumi aveva osato spingersi: un luogo quasi mistico, impossibile da spiegare a chi non ce l’ha fatta.

Hamilton
Pool/Getty Images

Traguardi impressionanti raggiunti grazie agli insegnamenti non solo della sua famiglia ma anche di quei personaggi che, nel corso del tempo, sono diventati i suoi idoli: “in tanti, atleti e non. Muhammad Ali è il mio preferito per il carisma, lo stile, la tecnica che usava, resto affascinato da ciò che ha fatto e colpito dai suoi valori. Altri nello sport, come Serena Williams. E poi Nelson Mandela le parole di Hamilton alla Gazzetta dello Sport. “Crescendo sono stato in grado di capire perché queste persone sono un’ispirazione per me: non solo perché sono dei grandi della storia ma perché sono del mio stesso colore. Li vedo e penso: ‘Hanno fatto qualcosa di grosso, posso riuscirci anch’io’. La rappresentazione è molto importante: alcuni sognano in grande anche senza avere esempi davanti, ma spesso è importante osservare chi ha compiuto certe imprese. Quando sei giovane tanta gente ti spiega che ci sono cose che non puoi fare, anche i genitori: ‘Nessuno in famiglia, delle nostre origini, c’è mai riuscito prima’. Ecco perché le persone di cui ho parlato mi piacciono e sono state fondamentali“.

Hamilton e Vettel
Pool/Getty Images

La sua carriera è ormai legata alla Mercedes, dunque è quasi impossibile pensare ad un suo trasferimento in Ferrari: “non sono stato mai davvero vicino. Abbiamo parlato in qualche occasione, ma non siamo andati oltre il capire che opzioni ci fossero sul tavolo, e non erano quelle giuste. Ma c’è un’altra chiave di lettura interessante. Le nostre posizioni non si sono mai allineate, credo che il tempismo conti e le cose alla fine succedano per un motivo: nelle ultime stagioni il mio contratto scadeva sempre in anni diversi da quello di tutti gli altri piloti. Alla fine è andata così“.

Hamilton e Lauda
Lars Baron/Getty Images

Infine, Hamilton ha parlato del suo rapporto con Niki Lauda: “con Niki ho avuto solo momenti belli, compresa una visita a casa sua a Ibiza che resta nei miei pensieri. Prima di conoscermi aveva un’opinione sbagliata di me, poi abbiamo iniziato a parlare e ha realizzato che eravamo molto più simili di quanto pensasse. Ricordo le telefonate che faceva per convincermi a passare in Mercedes, in cui alla fine immancabilmente gli dicevo: ‘Mmm, non so Niki, non è che stiate andando così bene…’. E lui insisteva: ‘Con te arriviamo al top!’. Litigi mai, non ne ricordo. Più facile succedesse con Toto o altri del team. Niki si presentava dopo averlo saputo e mi cercava per fare due chiacchiere e risolvere tutto”.

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