Dalla vita folle al ritiro, a tutto Federer: “pensare all’addio mi aiuta. Vita folle? A volte mi vengono pensieri negativi”

Il tennista svizzero ha tracciato un bilancio della sua carriera, soffermandosi anche sul proprio eventuale ritiro

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Una carriera costellata di vittorie e di trofei, condita da 103 tornei vinti e 20 trionfi negli Slam. Record su record per Roger Federer che, nonostante i suoi 38 anni, non ha nessuna voglia di smettere.

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Troppo forte il richiamo del campo per dire basta, come ammesso da lui stesso nel corso di un’intervista a ‘Repubblica’: “provo nostalgia unicamente quando mi chiedono per quanto tempo intendo ancora giocare. In questi casi rispondo che non lo so. Del resto, questa domanda mi incuriosisce, vorrei saperlo io per primo. Questi ultimi 20-25 anni sono passati in un soffio. Ventiquattro anni fa giocavo l’Orange Bowl, il campionato di tennis del mondo Under 14. L’edizione 2019 inizia questa settimana e ci gioca il figlio di Tony Godsick, il mio agente. Questo mi fa ripensare a quei tempi, a quando avevo 14 anni“.

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La voglia di continuare è tanta: “ho 38 anni e mi chiedo: sta per finire tutto? Se fosse vero il tempo sarebbe volato via davvero velocemente. Ma in questo c’è anche qualcosa di bello e rassicurante: non si dice forse che quando ci si diverte e si fa qualcosa che ci piace il tempo scorre più rapidamente? Ebbene, deve essere questo il mio caso. Ho trascorso anni meravigliosi nel mondo del tennis. E so che dopo mi aspettano molte altre belle cose. Premesso ciò, so fin d’ora che questa vita e il mondo del tennis mi mancheranno. Per questo ho intenzione di approfittarne e di vivere ancora tutto con la stessa intensità“.

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Nessuna fretta, Federer ha deciso di fare le cose con calma: “scacciare il pensiero d’addio? Non voglio scacciarlo. Questo pensiero è parte integrante del processo, della mia vita di oggi. E’qualcosa di reale. E ha anche la funzione di suscitare altre sensazioni. E’ grazie a questo pensiero che per esempio provo una gratitudine enorme per tutto ciò che ho potuto vivere. Questo pensiero mi serve da motivazione, mi spinge a immaginare come risparmiare le forze o reinventarmi per restare più a lungo in campo. E poi mi è utile fare passi avanti rispetto alle mie paure“.

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Nel 2023 Federer ha preso l’impegno di esibirsi ad Hangzhou, ma non sarà ancora in attività: “certo che no. Da un lato so che sarò ancora in grado di evolvere a un livello sufficiente nel 2023 per piacere al pubblico. Nessuno dimentica come si gioca a tennis quando decide di ritirarsi. Dopo chissà… Sarò ancora nel giro del tennis tra 4 anni? Non si sa. Ricordo però che nel 2007 Pete Sampras mi ha sconfitto a Macao in un torneo, pur essendo uscito dal giro da 5 anni. E io ero il numero uno al mondo. Puoi dunque anche darti una scadenza, mettere fine alla tua carriera perché non sei più in grado di giocare una settimana dietro l’altra, ma questo non vuol dire niente: sei sempre capace, una volta ogni tanto, di giocare una partita splendida“.

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Non è mancato un bilancio della sua carriera: “diciamo che ogni tanto le cose devono andare in modo negativo. Se si vuole cercare una spiegazione concreta ricordiamoci che a Wimbledon mi è mancato un solo punto che avrebbe cambiato ogni cosa in termini di percezione. Vita folle? Ci sono periodi in cui tutto sembra normale: le trasferte, l’eccitazione costante attorno a me, il tifo, le vittorie, le sconfitte. E poi ci sono momenti in cui prendo coscienza di quanto sia folle essere sempre al centro dell’attenzione, giocare in campi strapieni, continuare a vincere. E’ un effetto simile a una doccia fredda. Per fortuna si tratta di una sensazione rara“.

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