Ciclismo e bulimia, la denuncia di Janez Brajkovic: il male terribile che si nasconde fra i top team

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La denuncia di Janez Brajkovic stappa il velo di omertà sulla presenza della bulimia nel ciclismo: la lettera del ciclista russo smuove le coscienze

Il ciclismo è uno degli sport più amati al mondo, nonchè uno di quelli che più si presta ad imprese storiche che cristallizzano miti e leggende destinate a durare nel tempo: uomini in grado di percorrere per ore, giorni, settimane, corse frenetiche e massacranti, lottare su salite disumane, sfrecciare contro il tempo indossando una maglia colorata, da portare fino all’ultimo traguardo.

JULIEN CROSNIER

Purtroppo, non c’è solo la gloria. L’altra faccia della medaglia accomuna spesso il ciclismo a torbide vicende di doping che, soprattutto nel passato recente, hanno rischiato di macchiarne la magia. Il caso di Janez Brajkovic porta alla luce un altro problema, molto meno discusso, fuori fuoco rispetto all’occhio dei media, lontano dalle luci dei riflettori. Un problema insinuatosi nel gruppo, nascosto perchè tabù, silenzioso e letale: la bulimia.

Il ciclista russo era stato sospeso nel 2018 a causa di una positività al doping, riscontrata al Tour of Croatia. Brajkovic è riuscito a dimostrare però che la positività alla metilesanamina era dovuta ad un integratore alimentare contaminato, acquistato online. Integratore utilizzato per cercare di porre rimedio ai propri disturbi alimentari. Tale vicenda ha spinto Brajkovic a strappare il velo di omertà su un problema che, a suo dire, affligge diversi altri ciclisti fr ai top team di tutto il mondo.

JULIEN CROSNIER

Tramite il proprio sito web, Brajkovic ha pubblicato una lettera nella quale, a cuore aperto, ha parlato del suo problema cercando di smuovere le coscienze: “Si tratta di un difficile rapporto con il cibo, un’alimentazione disordinata che è diventata un disordine alimentare, bulimia. È successo rapidamente e prima che me ne rendessi conto ho realizzato di non avere più il controllo. Era lui ad avermi sotto controllo, non importava cosa facessi.

Ironicamente non era un problema di peso, io sono sempre stato magro e se avevo bisogno potevo perdere un chilo extra o due senza problemi. Al tempo non sapevo di cosa si trattasse se non per il peso, e non sapevo come sistemarlo. Essendo tale argomento un tabù, non potevo solo dirlo a qualcuno e chiedere aiuto. Ho imparato a conviverci, sperando di stare comunque bene. E per un po’ è andata così. Ma ogni volta che affrontavo un ostacolo, avevo una brutta prestazione, una discussione con la dirigenza della squadra, venivo giudicato dagli altri, LUI mi ricordava che era colpa mia, e restava con me, io ero un ipocrita, bugiardo e non facevo abbastanza.

JULIEN CROSNIER

In ogni team in cui sono stato, da Continental a Professional fino al World Tour, ho avuto compagni di squadra in difficoltà. Ce n’erano almeno 5 o 6 con un disordine alimentare, e molti di più con comportamenti da alimentazioni disordinate. Erano capitani, atleti da podio nei Grandi Giri, alcuni erano solo ottimi corridori, compagni di squadra e persone felici se osservati da una prospettiva esterna.

L’UCI aveva promesso che il loro dipartimento medico mi avrebbe contattato. NON È MAI ACCADUTO.

Sapevano che avevo un problema, il problema che sta rovinando la vita e la carriera delle persone, ma non vogliono fare niente in proposito…nulla, zero. Beh, l’altezza dei calzini sembra più importante, giusto?“.

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