MotoGp, Forcada racconta Stoner: “è una bestia in sella, una volta arrivò in autodromo e…”

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Ramon Forcada esalta le qualità di Casey Stoner, sottolineando come grazie alle sue qualità avrebbe potuto vincere quanti titoli avrebbe voluto

Una carriera finita troppo presto, una scelta di cuore ma anche di pancia che ha privato la MotoGp di un campione pazzesco. Casey Stoner manca al circus, un talento come il suo avrebbe innalzato ancora di più il livello di una competizione davvero entusiasmante.

LaPresse/Simone Rosa

L’australiano però ha deciso di chiudere anzitempo la sua carriera, scegliendo di rivestire il ruolo marginale di collaudatore Ducati. Ramon Forcada conosce bene le caratteristiche del canguro mannaro e, interrogato sui suoi segreti, non ha nascosto il suo punto di vista: “ricordo la stagione in cui è caduto ben 23 volte, sempre per via dell’anteriore. Casey ha bisogno di avere un grande feeling con l’anteriore della moto e non si preoccupa troppo del posteriore” le parole riportate da Motorsport.com di Ramon Forcada, attuale capo-tecnico di Maverick Viñales.Ogni volta che ci incontravamo mi diceva: ‘questa moto non è fantastica, ma la gomma anteriore mi permette di fare tutto quello che voglio.

Quello è l’unico segreto’. Stoner è una bestia sulla moto. Lui sapeva perché era veloce, o almeno penso, ma per gli altri non è chiaro. Devi dargli la moto esattamente come la vuole e sarà in grado di fare qualcosa di grande. E’ in grado di arrivare su una pista di cui non conosce neanche una curva e fare il nuovo record al terzo giro Fisicamente non è una scultura greca e non si prende molto cura del suo fisico, ma non ho mai conosciuto qualcuno che avesse una dote innata come lui. Avrebbe potuto vincere quanti titoli avrebbe voluto. A volte però saliva in moto avendo mangiato solo una barretta di cioccolata. Per esempio quando fece la sua prima pole position: aveva perso l’aereo ed arrivò quando stavano per iniziare le prove libere, quindi aveva mangiato solo una barretta che gli avevano dato sulla macchina che lo portava in autodromo“.

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