Tanta tecnologia. Risultato: noia mortale e piloti in rivolta!
La Formula 1 doveva andare a Baku per capire quello che il pubblico ha capito ormai da anni. Il carrozzone della velocità doveva sbattere il naso contro questo ennesimo spostamento di valori per realizzare finalmente che tutte le sue mosse (politiche e non) degli ultimi anni, sono sbagliate. Baku ha mostrato un gran premio noioso, in cui non è successo nulla, nemmeno l’auspicato incidente (si può sperare in un incidente?) e le relative safety cars.
Un gran premio senza sorprese e dagli spalti vuoti (avevamo forse dubbi in merito?) che ha portato nelle case di chi lo guardava in tivù solo dubbi e incomprensione. Tanti i perché e i percome senza risposta snocciolati dai cervelli degli spettatori televisivi. Circuiti senza storia. Vetture guidate dagli ingegneri aibox. Piloti insofferenti costretti a guidare seguendo indicazioni luminose mentre sfrecciano a più di 300 all’ora fra pericolosi cordoli senza via d’uscita.
È questa la F1 del futuro? Speriamo davvero di no. Ieri, a Baku, la sola nota positiva di tutto il weekend è stata la rivolta dei pioti. Vettel non si ferma quando gli viene indicato dalla scuderia. Hamilton che aggiusta “le manette” a modo suo. Raikkonen che si infuria via radio pretendendo almeno “un sì o un no!” troppa tecnica, troppa tecnologia, troppa elettronica. Troppo “tutto” in un circuito da “niente”. Cara Formula 1, la strada per riconquistare spettatori e sponsor corre esattamente in direzione opposta a quella che hai imboccato da troppo tempo.