Milan ‘italiano’? Si può: “ecco gli imprenditori che possono permetterselo”

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Il direttore di Sporteconomy, Marcel Vulpis spiega quali potrebbero essere gli eventuali imprenditori italiani che potrebbero acquistare il Milan

Berlusconi, forse per ottene visibilità mediatica, forse per una semplice mossa strategica in merito alla trattativa con i cinesi, ha dichiarato tramite la propria pagina Facebook che vorrebbe vendere il Milan ad un italiano. Il sito Calciomercato.com ha contattato Marcel Vulpis, direttore dell’agenzia stampa Sporteconomy nonchè esperto di calcio e degli aspetti economici che lo riguardano, per verificare quali imprenditori “made in Italy” potrebbero acquistare il Milan.

LaPresse/Piero Cruciatti
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Il dottor Vulpis ha spiegato come Berlusconi preferirebbe vendere a un italiano, ma poi il business è business. Berlusconi chiede molto e nonostante il marchio Milan sia importante, senza lo stadio di proprietà (che ne abbassa il valore), si fatica a trovare un compratore a quelle cifre:I 700 milioni di euro che chiede Berlusconi sono i soldi che servono per entrare, poi c’è tutto l’aspetto gestionale: il tifoso si aspetta acquisti importanti in stile Berlusconi, l’investimento per il primo anno è da un miliardo di euro. In questo momento non c’è un italiano che abbia voglia di mettere immediatamente questo miliardo di euro, per rientrare di questo investimento servirebbero 6-7 anni. Per un investimento del genere oggi è evidente che ci vogliono investitori provenienti da mercati russi, arabi o cinesi“.

LaPresse/Spada
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Vulpis ha poi delineato i possibili profili di imprenditori italiani che potrebbero permettersi di acquistare il Milan delienando una classifica: “al 4° posto italiano (153° mondiale) c’è Gianluigi Aponte, patron di MSC Crociere insieme con Giorgio Armani a 8.8 miliardi di dollari di patrimonio personale. Armani sembra intenzionato ad andare avanti con l’EA7 Armani. Aponte potrebbe essere più interessato essendo già stato co-sponsor di diversi club come Genoa e Napoli, sponsorizza club di calcio in città dove ha porti: la sponsorizzazione è finalizzata a flussi di clienti che siano tifosi che vogliano vivere la passione calcio anche nelle sue navi da crociera.  Al 3° posto italiano (62° al mondo) Stefano Pessina, magnate italiano del settore farmaceutico è il primo degli italiani sopra i 10 miliardi di dollari di patrimonio ma non sembra intrigato da questa possibilità. Al 2° posto italiano (36° al mondo) Giovanni Ferrero con 21, 3 miliardi di dollari, è già nello sport ma a carattere sociale soprattutto nel volley e nella Nazionale ma non mi sembra un imprenditore pronto a un’operazione di questo tipo“.

LaPresse
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Al primo posto della speciale classifica troviamo:1° in Italia (32° al mondo) c’è Leonardo Del Vecchio con 23,7 miliardi di dollari: lui sarebbe l’imprenditore ideale per serietà, per internalizzazione e internazionalità del suo marchio e della sua immagine, per patrimonio. Per molti anni è stato sponsor con Arnette di Valentino Rossi, però non mi sembra propenso a mettere la faccia nel mondo del calcio”. Vulpis segnala infine un nome a sorpresa: “vedrei molto bene Guido Barilla (906° posto al mondo). Il suo problema è il patrimonio di 1,54 miliardi, ma ha anche dettagli a favore: è giovane, la sua sponsorizzazione alla Roma nell’anno dello scudetto è ancora ricordata, fa investimenti importanti nel mondo dello sport.  Ad oggi sceglierei lui, ma dovrebbe creare una cordata, se trovasse altri due soci per 200-300 milioni potrebbe farlo. Insomma, ci vorrebbero la forza e l’età di Barilla con il portafogli di Del Vecchio (ride, ndr)“.

LaPresse/Spada
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In chiusura il dottor Vulpis dice la sua sulla scelta di Berlusconi: il cuore gli dice di resistere, la testa e Fininvest gli dicono di cedere: se fosse per lui non cederebbe mai, però ci sono altri fattori con cui fare i conti. Basti pensare che Moratti ad ha speso oltre 1 milardo e 300 milioni di euro, ha reso ricchi i giocatori all’Inter e lui si è impoverito e questa è l’anomalia del calcio: a un certo punto Zanetti diventa più ricco dell’ad dell’Inter, solo nel calcio può succedere“.

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