Il rugby triste di Jacques Brunel

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Perché l’Italia del rugby perde sempre? La risposta parla francese

Come possiamo seriamente pensare di vincere se in panchina c’è un allenatore dallo sguardo triste? Dopo la 4ª sconfitta di seguito, di cui l’ultima rappresenta un vero e proprio disastro contro l’Irlanda (una squadra apparsa non proprio irresistibile e contro la quale abbiamo rimediato una scoppola storica), è arrivato il momento di fare i conti in tasca a chi allena la nostra nazionale di rugby.

LaPresse/PA
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Stiamo parlando del signor Jacques Brunel. Un uomo dalla sguardo sempre triste, che pare rassegnato a prescindere, e che pare uno di quegli scrittori francesi dediti alla filosofia dell’infelicità perenne. Come può quest’uomo, che ha anche i baffi tristi e all’ingiù, dare forza, coraggio e orgoglio a una squadra di rugby? Come può un francese dall’accento raffinato e proveniente dalla patria che più “odia” l’Italia, essere colui il quale instilla nei nostri giocatori nazionali la fierezza di essere italiani? Come può questo sosia di Pippo Santonastaso assiso sull’italica panca rappresentare degnamente i valori del nostro paese se dentro di lui scorre la snobistica flemma francese? Chiudiamola qui, caro Brunel. Di vedere il tuo volto triste e mai incazzato, di non assistere mai a miglioramenti sul campo, di sentire la tua voce accusare i giovani che tu stesso hai messo in campo, ne abbiamo davvero le tasche piene. Così come ne abbiamo davvero le tasche piene di perdere senza combattere all’italiana. Adieux, Jacques.

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