Caro Pm, Marco non ha alcun bisogno di essere “riabilitato”. Piuttosto indagate sul Giro ’99, lì hanno ucciso tutti noi

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Il Procuratore capo di Rimini, Paolo Giovagnoli, ha chiesto l’archiviazione per l’indagine sulla morte di Marco Pantani con motivazioni particolarmente “forti” nei confronti della famiglia del compianto Pirata

pantani 6Non ci permettiamo di mettere bocca su chi compie il proprio lavoro servendo lo Stato italiano, non ci permettiamo neanche di giudicare nel merito gli elementi che hanno portato il Procuratore capo di Rimini, Paolo Giovagnoli, a chiedere al gip l’archiviazione della nuova inchiesta sulla morte di Marco Pantani, riaperta con l’esposto presentato lo scorso anno dal legale della famiglia Pantani, Antonio De Rensis, che evidenziava una serie di rilievi volti a chiarire numerosi aspetti poco chiari di quella maledetta giornata nel residence “Le Rose”. Tante stranezze ancora oggi senza risposta, e a cui la giustizia una risposta non riesce a darla. Mamma Tonina e lo stesso avv. De Rensis hanno annunciato la “guerra”, con una “durissima opposizione” davanti al Gip.

001pantani-2Ma ad infastidire i familiari di Pantani, oltre al provvedimento, sono state certamente in misura maggiore le conclusioni (20 pagine) della nuova inchiesta in cui il Pm di Rimini scrive che “non sono emersi elementi a sostegno dell’omicidio” e l’esposto presentato lo scorso anno dalla famiglia del Pirata è “privo di un possibile sospetto o un plausibile movente“. Questioni sollevate quindi per “accreditare l’immagine di una persona vittima incolpevole di violenze e complotti“; “tantomeno emergono elementi che facciano ipotizzare condotte dolose della polizia giudiziaria per alterare i risultati delle indagini“. Nel testo “viene esclusa l’ipotesi di un’assunzione di farmaci e droga sotto costrizione“. “Ne’ la notizia di reato ne’ gli esiti delle indagini – scrive Giovagnolihanno fatto emergere neppure il nome di un possibile sospettato, diverso dalle persone già processate, o di un ipotetico movente. Nessun elemento concreto e’ emerso neppure a carico delle persone già processate“.

morte-pantani-info006Anche il consulente della Procura, professor Franco Tagliaro, ha concordato con il consulente del Pm all’epoca delle indagini del 2004, Giuseppe Fortuni, sull’assenza di ogni elemento che potesse ricondurre a terze persone: “la morte sarebbe avvenuta anche in assenza di cocaina, questa però ha avuto un ruolo devastante nel manifestarsi e svilupparsi della sindrome depressiva che ha portato all’assunzione del farmaco“. Per l’esperto della Procura “le lesioni sono compatibili con quelle riscontrate in casi di crisi convulsive, mentre si puo’ escludere la possibilita’ che siano state inflitte da terzi“. Ed ancora, la porta della stanza del residence fu forzata perche’ ostruita dall’interno con mobili: nessuno poteva collocare degli ostacoli e poi uscire, quindi il Pirata era solo al momento della morte. Secondo Giovagnoli, le questioni sollevate con l’esposto presentato lo scorso anno dal legale della famiglia Pantani, Antonio De Rensis, “più che a indicare indagini suppletive utili a scoprire elementi di un delitto non indagato, tendevano essenzialmente a far dubitare della correttezza e adeguatezza delle indagini del 2004 e a far ritenere falsi i suoi risultati, verosimilmente per cercare di cancellare l’immagine del campione depresso vittima della tossicodipendenza e dell’utilizzo di psicofarmaci“.

pantani2Insomma, parole e considerazioni che sembrano quasi andare a tutelare “l’adeguatezza” delle indagini del 2004 più che far luce davvero su quanto successo al campione romagnolo nelle ultime ore della sua vita. Ma Marco non ha alcun bisogno di essere “riabilitato” perché mai è stato degradato da nessuno. Anzi, più passa il tempo e più cresce la nostalgia del Marco uomo e del Marco ciclista, delle sue vittorie mai messe in discussione, dei suoi scatti, del suo cuore tenero e grande, della sua bontà testimoniata da tutti coloro che lo conoscevano bene o meno mene. Era unico il Pirata, così come sono rimaste uniche dopo tanti anni le emozioni che ci regalava. A proposito, la vera inchiesta – dopo 16 anni sarebbe anche giunto il momento di fare le cose sul serio – andrebbe fatta su quanto accaduto in quel Giro d’Italia del 1999, quel Giro che Marco aveva già vinto ad una tappa dalla fine quando a Madonna di Campiglio il 5 giugno fu espulso dopo un esame falsificato del suo ematocrito, che come certificano gli altri esami ufficiali realizzati la sera prima e poche ore dopo l’esclusione dalla corsa rosa, era abbondantemente entro i limiti consentiti.

pantaniGià da giorni a Marco e ai suoi arrivavano messaggi minatori, “tanto questo Giro non lo vinci“, mentre delinquenti e criminali di tutt’Italia scommettevano clandestinamente su Ivan Gotti e Paolo Savoldelli, che alla partenza dell’ultima tappa avevano rispettivamente 6 minuti e 12 secondi di ritardo uno, e 5 minuti e 38 secondi di ritardo l’altro. Fatti raccontati da libri, testimoni, articoli di giornali. La spirale umana del Pirata è comprensibilmente iniziata quel giorno, dopo un’ingiustizia così infame seguita dalla gogna mediatica tipicamente italiana. Ma quel giorno a Madonna di Campiglio siamo morti tutti noi, è morta la nostra passione per il ciclismo, sono morti i valori dello sport. Perchè che Marco fosse sano non lo abbiamo mai potuto mettere in discussione. Quel Giro l’aveva già vinto e – pur volendo essere maligni – motivi per darsi un aiuto o una spinta proprio quel giorno non ce n’erano affatto. Sarebbe stato il secondo Giro consecutivo per Marco Pantani, che si sarebbe presentato al Tour ancora una volta da grande preferito.

Armstrong PantaniMa quello del 1999 sarebbe stato il primo Tour di Lance Armstrong, il campione della truffa, il recordman di condanne (mai a nessuno erano stati revocati 8 podi del Tour de France, di cui 7 vittorie consecutive) dopo l’inchiesta condotta dall’United States Anti-Doping Agency (USADA), che ha accertato il sistematico utilizzo di pratiche dopanti da parte di Armstrong e della sua squadra, l’US Postal. Certamente per Armstrong con Pantani sarebbe stato tutto più difficile, quello del 2000 infatti è stato il suo Tour più duro, l’unico in cui qualcuno (Pantani, appunto) è riuscito a staccarlo in salita. In quegli anni il mondo del ciclismo ha preferito Armstrong a Pantani, ha voluto coccolarsi il primo ed eliminare il secondo. Ha scelto il male al bene, ma questo già lo sappiamo. No, caro pm, di riabilitare Marco nessuno ha bisogno. Piuttosto fare chiarezza e vederci restituita la verità, tanto su quel drammatico giorno di San Valentino 2004 quanto ancor di più sul Giro d’Italia 1999, è quello che vorremmo tutti. Per riabilitare la giustizia italiana, l’unica figura che da questa storia esce inevitabilmente ancor più degradata di quanto già non sia. E ci dispiace perchè, proprio com’è stato il Pirata, è un patrimonio italiano da difendere e tutelare. Marco ci dava mille motivi per farlo, cercate di sforzarvi un po’ per fare altrettanto anche voi.

PAntani Vive

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