Tra business plan e internazionalizzazione, adiós Don Rafè: ‘mo’ Napule chiagne’. Ma giusto un po’…

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Addio amaro tra Benitez e il San Paolo, con il Napoli fuori dalla Champions. Finisce il ciclo dello spagnolo, tra delusione e (pochi) rimpianti…

Adda passà ‘a nuttata. Forse anche più di una, per digerire l’ennesima stagione senza Champions. Un terzo posto svanito ben prima della sfida di questa sera con la Lazio: quello del San Paolo è stato solo l’ultimo atto di una stagione passata per troppo tempo sulle montagne russe. Alti e bassi a caratterizzate 38 partite di una Serie A deludente, sicuramente al di sotto delle aspettative. Così come d’altronde anche la campagna Europea. Iniziata malissimo con il preliminare di Champions col Bilbao, terminata ancora peggio con l’esclusione dalla semifinale di Europa League col Dnipro.

Nonostante a Napoli qualcuno ha festeggiato al momento del sorteggio, e no, davvero, che nessuno parli di arbitri: gli errori a sfavore ci sono stati, vero, ma la forza di una squadra consiste nell’andare oltre anche quello. Saluta Don Rafè, quella Napoli che lo ha sì amato ma con la quale ormai il rapporto si era completamente incrinato. Un addio al San Paolo amaro, ed il biglietto per Madrid già pronto in valigia. Paradossi del calcio.

Alla fine, a ciclo concluso, Benitez lascia in eredità una Tim Cup e due SuperCoppe italiane, ma la vera sconfitta consiste in quel processo di internazionalizzazione messo al centro del progetto e che alla fine non ha mai varcato i cancelli di CastelVolturno. Così come quel ritornello del business plan, disco sempre in esecuzione negli ultimi mesi, utilizzato solo per nascondere un addio già scritto anche sui numeri. Adiós Don Rafè: Madrid ti aspetta, Napule chiagne. Almeno un pochino, giusto un pochino.

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