Le parole di Jules Bianchi prima del coma: “realizzare i propri sogni è la cosa più bella che possa accadere”

SportFair

La rubrica in cui Jules Bianchi scriveva prima dell’incidente, i sogni di un ragazzo a cui hannoil destino ha strappato via un sogno

Jules Bianchi, lotta tra la vita e la morte. Ancora all’ospedale di Nizza, il venticinquenne pilota di Formula Uno dopo l’incidente di Suzuka non si è mai più risvegliato. Le notizie che dopo la tragedia si sono susseguite a raffica, ora al contrario, tacciono. Nessuna notizia nè dalla famiglia, nè dall’ospedale. Gli aggiornamenti sulle condizioni di salute di Jules, che tutti vorrebbero, non trapelano o non ci sono. Tutto tace.

Ecco però che si viene sapere che il portacolori della Ferrari Driver Academy aveva iniziato a scrivere, poco prima dell’incidente, in una rubrica sul sito web del giornalista britannico James Allen. Le proprie esperienze automobilistiche, la scalata della carriera sportiva e l’arrivo in Formula Uno, i temi più trattati dalla “penna” di Jules. Le sue parole che meravigliose raccontano la soddisfazioni ottenute grazie ai suoi trionfi appaiono commoventi lette a posteriori. Bianchi scrive: “Realizzare i propri sogni è una delle cose più belle che possano accadere a una persona e sono felice di aver raggiunto quello più grande e brillante, che è quello di essere riuscito ad arrivare a guidare in F1. L’ho sognato fin da quando ero ragazzino, ma nel momento in cui ho iniziato a correre in monoposto non mi rendevo conto che queste speranze avrebbero potuto tramutarsi in realtà. Se a 13 anni mi aveste detto che tutto ciò sarebbe successo non ci avrei creduto”. Ma ce l’ho fatta e adesso sono a metà della mia seconda stagione nella categoria superiore e vorrei  cercare di coinvolgere tutti voi per mostrarvi la mia vita dietro le quinte, il mio cammino, per farvi vedere cosa significa essere parte di questo mondo speciale, che sembra così lontano e irraggiungibile. Cominciamo con il dire che correre in Formula 1 è una cosa che mi da un sacco di emozioni: questa è la prima parola che mi viene in mente. La seconda è la professionalità: se vuoi eccellere devi esserlo in ogni piccolo dettaglio e questo vale sia per noi piloti che per tutti gli altri che occupano gli altri ruoli. E questa è una cosa che ho capito fin da subito nel momento in cui ho visto da vicino come si lavora alla Ferrari. Anche alla Marussia, sebbene l’entità delle operazioni svolte sia diversa dalla Scuderia, indubbiamente il livello di professionalità è molto alto. Il nostro è uno sport molto duro e se non si dà sempre il 100% si rischia in ogni caso di rimanere subito indietro. Questo significa che è sempre necessario mantenere la massima concentrazione, sia quando si è in pista che quando si è liberi da impegni specifici, perché non si può mai perdere terreno”.

PA/LaPresse
PA/LaPresse

“Tutto ciò, perché se dovessi associare una terza parola alla professione del pilota di F1, direi che sia la stanchezza: non solo fisica – perché ovviamente guidare queste vetture non è un gioco da ragazzi e per fare questo lavoro devi concentrarci molto sulla preparazione atletica durante il week end di gara – ma ancora più importante è la stanchezza mentale .Non mi annoio mai della routine; è vero che il fine settimana di un Gran Premio è un pò come uno spettacolo teatrale che si ripete esattamente nello stesso formato ogni volta in diciannove sedi diverse. Ma non mi dispiace che ci siano tutte queste repliche. La pausa di due settimane arriva proprio al momento giusto”- continua Jules Bianchi come riporta il sito Formulapassion. it. 

“Siamo stati in viaggio, in giro per il mondo, praticamente sin dalla fine di gennaio quando ho iniziato a guidare nei test invernali.  Ma ora siamo in grado di poterci rilassare un pò e ricaricare le batterie in vista della seconda metà della stagioneNelle ultime gare ho davvero visto che i nostri ragazzi cominciavano a sentirsi molto affaticati e anche io non vedo l’ora di godermi un periodo di riposo. Non sto progettando niente di speciale, nemmeno per festeggiare il mio 25° compleanno che sarà il 3 agosto; un paio di giorni a casa a Ginevra con la famiglia e poi un po’ di sole con gli amici in spiaggia da qualche parte, ma non in un posto lontano dove cambia il fuso orario – ho già subito molti sbalzi e ne ho ancora altri che mi aspettano da settembre a novembre. Quando ho del tempo libero mi piace fare sport con i miei amici. Cerco sempre di organizzare qualche piccolo evento, come gare di Kart, calcio o squash: e questo è ciò che farò prima che si riaccendano i motori per il Gran Premio del Belgio a Spa. Naturalmente ho anche un po’ di tempo per pensare a quello che mi è successo e perché non è mai facile farlo finché non si stacca la testa e ci si prende un periodo di vacanza. Sono contento di come sono andate le cose sinora: abbiamo fatto un grosso passo in avanti rispetto allo scorso anno e si può iniziare a vedere i risultati. L’arrivo a punti a Monte Carlo in nona posizione è stato sicuramente il momento più bello ed è stato importante anche entrare due volte in Q2, una a Silverstone e l’altra pochi giorni fa all’Hungaroring. Ciò significa che ci stiamo avvicinando al gruppo di centro anche se comunque il distacco è ancora piuttosto ampio. Il giorno peggiore? È facile, è stata la domenica di Montreal dove non sono stato in grado di completare il primo giro. Ragazzi che vergogna… Un altro bel momento è stato quello vissuto durante i test di Silverstone con la Ferrari. Vestire quella tuta rossa con il Cavallino Rampante sul petto è sempre una sensazione incredibile, così come nel momento in cui ci si cala nell’abitacolo. L’avevo già fatto prima, ma l’emozione è sempre molto forte e molto bella. Per me la Ferrari è come una seconda famiglia e guidare a tempo pieno per il Cavallino resta il mio obiettivo, il mio ultimo sogno. Riuscirò mai a realizzarlo? Non lo so. Tuttavia ho già raggiunto il primo obiettivo che era quello di arrivare a guidare una F1. Quindi, perché non aspirare a realizzare un sogno ancora più grande?”

Condividi