Gemelli-amici nella boxe: non combatteranno tra loro, l’hanno promesso alla mamma

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Una storia di amore fraterno a Liverpool, la finale va al gemello più in forma

Pugilato. Una storia di nemici che si affrontano. Occhi negli occhi, a pugni chiusi. Scintille, odio, rabbia dentro il ring, ma spesso anche fuori. Lo sport della boxe non è un sport da “femminucce”. Non è uno sport da gemelli. La storia di questo sport ci dà ragione. Il caso e il sorteggio delle semifinali del torneo dilettanti di Kirkdale, nella zona di Liverpool, li ha messi di fronte, Patrick e Paul Birkenhead, gemelli monozigoti nati 15 anni fa a un minuto di distanza l’uno dall’altro. Loro però hanno gentilmente declinato l’invito a combattere ribadendo la promessa fatta a mamma Alice e papà Paul: “non combatteremo mai tra di noi”. Patrick ha così rinunciato per presunti “problemi di peso” e del suo pugno mancino lasciando la finale al gemello Paul. «Perché è un pugile migliore di me», ha asserito il gemello rinunciatario. “Dice così solo per il record: entrambi abbiamo 20 incontri alla spalle, e io ne ho vinto uno di più, 13 a 12. Sarebbe stata una sfida al 50 per cento. Il fatto è che non siamo solo fratelli, ma grandi amici. Non possiamo affrontarci, tutto qui“. Ha replicato l’altro. Per il loro futuro entrambi pensano al professionismo però con modelli diversi: “Il mio idolo è Pacquiao“, confessa Patrick. Paul, invece, ammira Saul Alvarez: “Che guerriero! E poi, soprattutto, ha i capelli rossi come i miei“.

Non è comunque il primo caso di gemelli che rifiutano di sfidarsi sul ring.  George e Henry Cooper, ma anche più recentemente, Jermall e Jermell Charlo, che sceglievano di volta in volta chi dovesse vincere, così che l’altro si potesse rimpiazzare di acqua minerale per fallire il peso. Anche se il caso più famoso è quello degli ucraini Klitschko, divisi da cinque anni, ma campioni del mondo dei massimi in contemporanea e mai rivali sul ring per non scontentare la madre.

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