Ciclismo, a tutto Viviani: “battere Sagan non era scontato, sarà il rivale più pericoloso alla Sanremo”

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Lo sprinter italiano ha parlato non solo della sua vittoria nella terza tappa della Tirreno-Adriatico, ma anche delle sensazioni in vista della Sanremo

Prima vittoria in stagione per Elia Viviani, riuscito a prendersi la terza tappa della Tirreno-Adriatico dopo uno sprint pazzesco. Niente da fare per Sagan e Gaviria sul traguardo di Foligno, tagliato per primo dal corridore della Deceuninck-Quick Step a velocità supersonica, insostenibile anche per i suoi famosi rivali.

Fabio Ferrari/LaPresse

Interrogato dalla Gazzetta dello Sport, Viviani ha parlato della vittoria di ieri e delle sue sensazioni in vista della Sanremo: “Sagan mi ha stretto la mano, forte. Batterlo dopo quasi 230 km non era scontato. A Sanremo arriva. Ha avuto qualche problema fisico, ma ha una classe unica. Peter è più pericoloso di Gaviria, può attaccare sul Poggio e arrivare da solo, con 3 o 4 oppure fare una bella volata di gruppo. Se saremo in tanti in Via Roma, il riferimento sarà Gaviria ma non voglio pensarci. Conta solo chi taglia la linea primo. In chiave Sanremo questa vittoria vuol dire tutto e niente. Tutto: mi porta il morale alle stelle. Niente: la Sanremo sarà un romanzo di 300 km, un capitolo a parte. Che ci sia Sagan o Gaviria, io voglio vincere sempre. Solo la vittoria conta per me. Sono l’unico ad aver vinto quest’anno nel WorldTour, ma non sono l’unica carta per la Classicissima. Trentin a inizio stagione non è mai stato così in palla, Nibali non lo accreditava nessuno nel 2018 e poi ha staccato tutti. Di recente ho letto che Vincenzo ha detto che il ciclismo italiano va male, ma io non sono d’accordo. La generazione 89-90 ottiene dei bei risultati, abbiamo dei giovani interessanti. Al Mondiale siamo andati spesso vicini al podio“.

Gian Mattia D’Alberto/LaPresse

Infine Viviani si è soffermato sull’operazione Aderlass, l’inchiesta antidoping austro-tedesca: “mi spaventa che ci sia ancora qualcuno che ci pensi e ci provi. Sono passato pro’ nel momento giusto, nel 2010. I team mi hanno sempre fatto capire che ogni errore sarebbe stato fatale. La stragrande maggioranza del gruppo è pulito. Ci sono giovani che arrivano, e vincono, lavorando nel modo giusto. I controlli? Li faccio a tutte le gare e da inizio anno sono venuti 4 volte anche a casa. È importante che si sappia“.

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