Super Bowl 2018 – L’impresa di Nick Foles! La moglie malata, la fede in Dio e la dedica alla figlia: il sogno americano che diventa realtà

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Nick Foles ha guidato i Philadelphia Eagles alla loro prima vittoria della storia in una finale del Super Bowl: il successo sui Patriots celebra il trionfo in un eroe ‘normale’

Abaca/LaPresse

Ieri notte i Philadelphia Eagles hanno fatto l’impresa. Nella 52ª edizione del Super Bowl, le ‘Aquile’ sono riuscite a portarsi a casa il primo trofeo della loro storia (dell’era Super Bowl, ndr), battendo in una finale emozionante e combattutissima, la corazzata New England Patriots campione in carica. La sfida nella sfida era quella fra i due quarterback: Tom Brady per i Patriots e Nick Foles per gli Eagles. Il primo con 5 anelli al dito, il G.O.A.T del football americano, celebrato, figo, vincente ancora a 40 anni ed MVP della regular season. Dall’altra parte un ragazzo di 29 anni, riserva fin quando a Carson Wentz, quarterback titolare, non è saltato il crociato. Com’è andata a finire lo sappiamo tutti: la riserva trascina la squadra per tutti i Playoff, vince la finale con una grande prestazione (373 yard, 28/43 3 Td 1 int) e si prende il titolo MVP.

Abaca/LaPresse

Il tutto nella più totale ‘normalità’. Foles non ha l’appeal di Brady e con grandi probabilità non raggiungerà mai 5 anelli e 8 finali del Super Bowl giocate, è un ragazzo normale che stava quasi per smettere di giocare. La forza di continuare gliel’ha data Dio, come spiegato nell’intervista post match, lui che un domani vorrebbe diventare pastore ed educare i ragazzi:

“due anni fa di questi tempi con Tori abbiamo parlato molto del mio futuro. Ho pensato di smettere di giocare. Ho pregato, e sono felice di aver preso la giusta decisione, continuando. Merito di Dio, la mia roccia. Senza di lui non avrei avuto la forza di giocare la partita che ho giocato”.

La stessa fede nella quale spera per la guarigione della moglie Tori che soffre di problemi cardiaci ma continua a lottare, proprio come ha fatto il marito ieri notte:

“neanche siamo andati in viaggio di nozze con Tori, perché lei soffre di problemi cardiaci, era in clinica, allora… ci siamo sposati nel 2014, ora sta meglio, ma non è guarita. La sua lotta mi dà forza… La cosa più importante per me dopo una partita di football è tornare a casa e guardare mia figlia. Voglio che crescendo sia orgogliosa di suo papà. E quindi devo fare le cose nel modo giusto, per lei”.

Nel post partita, infine, c’è anche spazio per i complimenti a Brady e i ringraziamenti ai compagni, giusto per chiudere in bellezza una favola che ha un protagonista inaspettato ma incredibilmente meritato:

“credevamo l’uno nell’altro, il nostro è uno spogliatoio speciale. Come ho fatto a giocare così rilassato? Prima di un Super Bowl, e per me era il primo, non sai mai cosa potrà succedere. Però mi ha tranquillizzato sapere che non dovevo essere Superman per vincere, con la squadra e gli allenatori che ho intorno. Brady? Uno dei più grandi di sempre, è stato incredibile anche stanotte. Ricevere in meta? (primo QB a farlo in un Super Bowl, ndr) È stato eccitante. Su quel gioco, chiamato Philly Special, ci lavoravamo da un mese. Come tanti ragazzini ho guardato questa partita e sognato di esserci. Tanti altri ragazzini stasera l’avranno fatto guardando me. Ma sono riuscito a vincere solo da pezzo di un puzzle più grande di me”.

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