Ciclismo – Il clamoroso racconto di Nocentini sul controllo antidoping: “non sapevano dove mettere la provetta e me l’hanno ‘regalata'”

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Una storia veramente bizzarra: il racconto di Rinaldo Nocentini e del suo controllo antidoping prima dell’ottava tappa del Giro del Portogallo è da non credere

Frequenti sono i controlli antidoping, soprattutto a sorpresa, per gli atleti di tutti gli sport, in particolar modo per quelli di ciclismo, che spesso finiscono nell’occhio del ciclone. A volte però accadono cose veramente inspiegabili, che hanno dell’assurdo. “In un primo momento pensavo a uno scherzo“, ha infatti affermato Rinaldo Nocentini durante un’intervista telefonica rilasciata a La Gazzetta dello Sport. “Due ispettori portoghesi, giovani, sui trent’anni sono venuti alle 7.35 a farci i controlli in hotel: prima le urine, poi il sangue. Con le urine nessun problema, poi seppure in qualche modo mi fanno il prelievo, e riempiono le due provette. A un certo punto uno dei due mi guarda e, dandomi una provetta, mi dice: “Toh, questa tienila tu”. Io incredulo gli chiedo: “Che ci faccio?”. E questo: “Noi non sappiamo dove metterla”. Pensavo stessero scherzando, perché in vent’anni di carriera non mi era mai capitata una situazione simile. Già nel vedere come si muovevano mi sembravano strani. A Marquez (suo compagno allo Sporting Tavira, ndr) per fargli il prelievo gli hanno fatto tre buchi. Ma è possibile una roba del genere? Niente, alla fine dopo il verbale ho fatto una foto che ho postato sui social network e la provetta l’ho messa in valigia. Ma mo che me ne faccio?“, ha continuato il 39enne. Un episodio veramente assurdo, accaduto prima dell’ottava tappa del Giro del Portogallo.

Un controllo nullo, quello a cui è stato sottoposto Nocentini, poichè qualsiasi controllo antidoping, per essere valido, necessita di una seconda provetta per controprova. Come la prenderanno ai piani alti?

 

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