Giro d’Italia, che frecciate tra i big in TV: l’arroganza di Dumoulin, l’alleanza Nibali-Quintana e il podio di Milano

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Giro d’Italia, dopo la tappa di Ortisei esplode la polemica tra Dumoulin, Nibali e Quintana

Si è conclusa da poco la 18ª tappa del Giro d’Italia, quella Dolomitica con 5 Gran Premi della Montagna e l’arrivo a Ortisei: dopo quasi 4 ore di gara, la cosa più interessante è arrivata dopo il traguardo con le pesanti dichiarazioni tra i big che se ne sono dette di tutti i colori. In modo particolare, la maglia Rosa Tom Dumoulin ha accusato Quintana e Nibali (dopo averlo fatto direttamente con loro anche in gara), che però hanno entrambi risposto a muso duro. Il giovane olandese, infatti, nel finale aveva chiesto la collaborazione a Quintana e Nibali per fare l’andatura tutti insieme verso il traguardo, quando gli altri uomini di classifica (Pinot, Pozzovivo, Zakarin, Mollema e Kruijswijk) avevano guadagnato terreno. Ovviamente, Quintana e Nibali si sono opposti facendo la scelta più giusta: loro sono qui per tentare di vincerlo, questo Giro. Per mettere in difficoltà Dumoulin. E’ chiaro che il piazzamento sul podio di Milano non interessa a nessuno dei due, piuttosto nelle prossime due tappe proveranno ad attaccare dai primi chilometri col rischio di saltare per aria e arrivare fuori tempo massimo. Nelle parole di Dumoulin leggiamo grande arroganza, ma anche inesperienza e ingenuità. Non certo un esempio di stile, per il corridore che già due giorni fa s’era messo a frignare perché non l’avevano aspettato mentre faceva la cacca nel prato a bordo strada…

LaPresse/Gian Mattia D’Alberto

Caro Tom, cerchiamo di chiarirti un po’ le idee sull’identità dei due competitor con cui ti stai giocando questo Giro d’Italia. Vincenzo Nibali ha 32 anni ed è uno dei Campioni più grandi di sempre nella storia del ciclismo. Il Giro d’Italia l’ha già vinto due volte, nelle ultime due edizioni in cui l’ha disputato (2013 e 2016), ha vinto anche un Tour de France e una Vuelta di Spagna, e sul podio del Giro d’Italia è già salito 4 volte, nelle ultime 4 edizioni in cui l’ha disputato (terzo nel 2010, secondo nel 2011, vincitore nel 2013 e 2016). Inoltre è salito altre due volte anche sul podio di Tour e Vuelta (3° al Tour nel 2012, 2° alla Vuelta nel 2013). Nairo Quintana, nonostante sia ancora giovanissimo (appena 27 anni), in Colombia è già un’icona nazionale. Anche lui ha già vinto due grandi corse a tappe (il Giro d’Italia nel 2014, l’unica volta in cui l’aveva corso prima di quest’anno, e la Vuelta di Spagna nel 2016), ed è salito tre volte sul podio del Tour de France (2° nel 2013 e nel 2015, 3° nel 2016).
Capisci, caro Tom, perchè corridori del calibro di Nibali e Quintana non correranno mai neanche un metro per “difendere” un piazzamento su un podio che già conoscono a memoria? Capisci che per loro un secondo o un terzo posto sarebbe una sconfitta?
Tu, piuttosto, caro Tom, hai 26 anni, non hai mai visto neanche col binocolo un podio di una grande corsa a tappe, eri vicino alla Vuelta di Spagna del 2015 ma l’ultimo giorno Fabio Aru ti ha mandato in crisi e sei finito addirittura al sesto posto in classifica generale. Le ultime tre volte che hai partecipato al Giro d’Italia (2016) e al Tour de France (2015 e 2016) ti sei sempre ritirato. Tu sei l’unico tra i primi tre che potrebbe puntare al podio di Milano, che potresti vedere come un successo il secondo o il terzo posto di questo Giro. Anche se adesso hai la maglia Rosa, che però non significa nulla perchè i conti si fanno sempre alla fine.

LaPresse/Gian Mattia D’Alberto

In realtà nelle parole di Dumoulin c’è anche un po’ di paura. Perché adesso in classifica generale tra i primi sei classificati ci sono appena 2 minuti, e tutti gli altri cinque si possono alleare contro l’olandese. Che si sente braccato. Sente la pressione addosso. E’ stato lui a chiedere l’aiuto di Quintana e Nibali, non l’ha avuto e s’è anche arrabbiato. “Non capisco perchè corrono così, fanno di tutto per perdere il podio“. Ma il podio di Nibali e Quintana è un problema suo? Dumoulin farebbe meglio a pensare alla sua classifica, perché magari questo Giro riuscirà a vincerlo (deve ancora resistere a due dure tappe alpine), ma se salta, adesso, rischia di finire un’altra volta (bene che vada) sesto come alla Vuelta di due anni fa.

Del podio, dicevamo, a Nibali e Quintana non interessa proprio nulla. Per ovvi motivi. Non solo: guardando oggi la classifica generale, il loro piazzamento non sarebbe neanche così tanto a rischio. Non è vero che Pinot a cronometro va più veloce di Nibali, che a Milano nella tappa finale di Domenica potrà guadagnare terreno su tutti gli altri uomini di classifica eccezion fatta per lo stesso Dumoulin. Persino i 41 secondi di ritardo da Quintana, per lo Squalo, sono un distacco agevole in un tracciato come quello della cornometro finale, lunga 30km e completamente piatta. Nibali è un discreto cronomen, andrà forte ed è già virtualmente sul secondo gradino del podio: ecco perché non ha certo alcuna intenzione di aiutare Dumoulin a difendersi dagli altri. Piuttosto lo vince Pozzovivo questo Giro.

Non sono grandi amici Nibali e Quintana, e non l’hanno mai nascosto. Ma da un paio di giorni stanno correndo da alleati, perché la strada li ha messi nelle condizioni di avere interessi comuni. Anche oggi hanno provato ad attaccare la maglia Rosa da lontanissimo, quando mancavano oltre 50km al traguardo. Dumoulin li ha raggiunti per un soffio, altrimenti avrebbe dovuto inseguire a lungo da solo e chissà come sarebbe finita. Ma adesso anche Pinot, Zakarin e Pozzovivo hanno lo stesso interesse dello Squalo e del Colombiano, perché sono tutti rientrati in classifica molto vicini all’olandese. E l’alleanza si può ancora estendere…

Ci sono ancora due tappe alpine molto difficili, e ne vedremo delle belle. Nell’arroganza di Dumoulin c’è anche un po’ di paura, un fondo di debolezza.

Il Giro non è certo finito qui.

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