Nizzolo a cuore aperto in vista del Mondiale di Doha: “sono maturo e tranquillo”

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Giacomo Nizzolo ha voluto raccontare le sue emozioni sul suo sito ufficiale prima dell’attesa gara di Doha valida per i mondiali di ciclismo

LaPresse/Belen Sivori
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Giacomo Nizzolo ha aperto il suo cuore parlando delle sue emozioni del mondiale di Richmond quando Sagan ha trionfato meritatamente: è passato poco più di un anno dalla mia prima vigilia mondiale da titolare: poco tempo, ma sembra tanto di più. Lo dico subito, chiaro e tondo: il corridore che sono adesso avrei voluto esserlo l’anno scorso a Richmond. Non dico che avrei messo la ruota davanti a Sagan (chi avrebbe potuto, quel giorno?), ma oggi parlerei di quel circuito come un tracciato adatto a me, di quelli su cui ho dimostrato quest’anno di potermi esprimere su alti livelli con continuità. L’anno scorso credevo di poterlo fare, ma non lo avevo ancora dimostrato: in corsa, e nella testa, fa una bella differenza”, ha spiegato il ciclista italiano. “

Il Qatar? Bella domanda. In primo luogo, c’è l’incognita del percorso: si vocifera da più parti di un percorso accorciato a causa del grande caldo (un “problema” che forse potevano aspettarsi, data anche l’esperienza dell’ultimo Abu Dhabi Tour…), di un Mondiale di 150 km e tutto in circuito. Premesso che il Mondiale è una corsa sempre sentitissima, e quindi difficile da gestire a prescindere dal percorso, in ogni caso mi dispiacerebbe vederlo assegnato su una distanza mutilata”, ha aggiunto Nizzolo.

LaPresse/Belen Sivori
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Il ciclista della Trek Segafredo ha parlato anche delle incognite che ci saranno nel tracciato qatariota e come è giunto alla corsa iridata: “c’è lincognita del vento, che riguarderebbe però solo la parte in linea – quella che potrebbe essere a rischio. Ma di questo capiremo di più una volta arrivati in Qatar. Sono arrivato al ritiro della nazionale con il sorriso sulle labbra. Mi sento molto bene. La botta al gomito patita al Gran Bretagna è ormai alle spalle, e le gambe girano. La Bernocchi e il Piemonte, conquistati con la squadra azzurra (e primi due centri da tricolore), mi hanno dato un entusiasmo e una facilità, anche di testa, che forse non avevo mai avuto prima in carriera. Penso soprattutto al Piemonte: alla partenza mi sentivo male, avevo qualche linea di febbre, pensavo addirittura di non finirlo per non rischiare la preparazione. Poi abbiamo fatto le prime due ore a tutta, 50 km/h di media, e pedalavo facile. Dopo si è fatta la selezione in salita, e sono rimasto con i 30 davanti. A quel punto, mi sono detto che se il fisico mi dava quelle risposte, non potevo tirarmi indietro di testa: volevo vincere. Negli ultimi 500 metri ho rischiato, e ho vinto l’ultima corsa disputata prima del Mondiale: meglio di così non potevo arrivarci“.

LaPresse/Belen Sivori
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Nell’ultimo anno Nizzolo è diventato più tenace, più forte e più competitivo: è più sicuro di se e potrebbe anche ambire a qualcosa di più grande come una vittoria nel mondiale. “Cosa è cambiato da Richmond a Doha? C’è di mezzo una stagione importante per prestazioni e risultati. Mi sento più maturo e più tranquillo, proprio perché sono riuscito a confermarmi su quei livelli che credevo di poter raggiungere, ma senza averlo ancora dimostrato del tutto. Una crescita che sentivo dentro, e della quale avevo parlato già dall’inizio stagione, sia con la squadra che all’esterno: mi sono messo la pressione addosso, e ho scoperto che non solo non la patisco, ma mi fa andare forte. Prima di tornare al programma del ritiro, due pensieri flash”, ha concluso.

 

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