Pagaiando nelle acque del Cilento in memoria di F. Bonacci

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Il Circolo Nautico Lametino ha organizzato una pagaiata in Kayak per ricordare Franco Bonacci, pioniere del turismo sulle coste tirreniche lametine

Il Presidente Aldo Puja del Circolo Nautico Lametino, col patrocinio gratuito della FICK e del Comune di Tortora, per ricordare il Caro Amico Franco Bonacci, pioniere del turismo sulle coste tirreniche lametine, scomparso di recente, ha organizzato una passeggiata in kayak, nelle splendide acque del Cilento meridionale, ai confini di Campania, Basilicata e Calabria: da Agropoli a Tortora, svoltasi dal 26/05/2016 al 29/05/2016.

Agropoli2Carmelo Rizzo e Francesco Mazzacoco, istruttori e non più giovanissimi atleti,  sono i due i kayaker che hanno pagaiato nelle splendide  e cristalline acque di questo tratto del mar Tirreno, tra scogliere, grotte, anfratti, baie e baiette piene di fascino e bellezza ancestrale ed atemporale. Il safari è andato benissimo, aiutato da bel tempo, dalla preziosissima e giornaliera collaborazione logistica e organizzativa di Aldo Puja  e per tutta la meravigliosa gente incontrata, che con la loro ospitalità, i loro incoraggiamenti, ha voluto dare una mano a un’iniziativa escursionistica, sportiva – ambientale, nella memoria di un uomo: Franco Bonacci, che del turismo e dell’amore per il mare, la costa Tirrenica, il sole, ha fatto la sua ragione di vita, costruendo due alberghi ed ospitando migliaia di turisti e viaggiatori in oltre quarant’anni d’attività.

Grazie Franco da parte di tutti noi!

Il Tour nella sua specificità:

Quattro sono stati i giorni di navigazione, su una distanza complessiva di circa 72 NM (miglia marine), 134 Km.

Ad Agropoli siamo stati ospiti del Circolo Nautico Canottieri Agropoli ed a Policastro Bussentino dal Canoa Kayak B.no – Capitello A.S.D. Policastro.

Le tappe sono state così suddivise:

DSCN1094I° giorno: Partenza da Agropoli in provincia di Salerno (Campania) e dopo 18 NM, circa 34 Km  di navigazione, sbarco ad Acciaroli, sempre in provincia di Salerno. Agropoli deriva il proprio nome dalla posizione geografica, una “città alta” su un promontorio a picco sul mare. Secondo alcuni archeologi potrebbe essere l’antica acropoli di Paestum, difatti si ipotizza la presenza di un tempio dedicato a Poseidone. In età romana sul litorale dell’attuale S. Marco si sviluppò un borgo marittimo chiamato Ercula, i cui abitanti, nel corso del V secolo, furono costretti a ritirarsi sul prospiciente promontorio per le incursioni dei Vandali provenienti dall’Africa. Nel VI secolo durante la guerra greco-gotica (535-553) i Bizantini ebbero la necessità di avere un approdo sicuro e protetto a sud di Salerno e, pertanto, fortificarono questo sito. Alla fine del VI secolo, l’invasione longobarda costrinse il vescovo di Paestum a rifugiarsi ad Agropoli, che divenne sede di vescovado e centro principale dei superstiti territori bizantini della Lucania tirrenica. Agropoli rimase in mano ai Bizantini fino all’882, quando la cittadina cadde in potere dei Saraceni, che vi si stabilirono creando una base fortificata dalla quale partivano per depredare le popolazioni circostanti. Nel 915 i Saraceni furono sconfitti e tornò sotto la giurisdizione dei vescovi, che in quel periodo avevano stabilito la loro sede a Capaccio. Agropoli subì poi l’avvicendamento dei Normanni, Svevi, Angioini e Aragonesi. Dal 1660 al 1806 il feudo di Agropoli appartenne ai Sanfelice, nobile famiglia napoletana. Le incursioni barbaresche del XVI e XVII secolo spopolarono il territorio al punto da ridurne gli abitanti a solo qualche centinaio. Durante il dominio napoleonico da Agropoli partirono sanguinose azioni contro il brigantaggio della zona. Oggi la cittadina di Agropoli, che solo nel corso dell’Ottocento incominciò ad espandersi oltre il perimetro delle mura medioevali, conserva intatto il centro antico e gran parte del circuito delle mura difensive con il portale seicentesco d’ingresso sul quale si nota lo stemma marmoreo degli ultimi feudatari di Agropoli, i Delli Monti Sanfelice, duchi di Laureana e baroni di Agropoli, che è anche il simbolo della città. Maestoso sul promontorio si erge, incastrandosi con il vertice nel borgo antico è il Castello Angioino Aragonese ma l’originario impianto risale ai bizantini.

DSCN2920Sulla costa sono presenti numerose torri di guardia, poste in punti strategici, di solito ad un miglio l’una dall’altra. La Torre di San Marco occupa una posizione strategica di unione tra il Castello e la torre di Paestum. La Torre di San Francesco sorge accanto ai resti rimaneggiati dell’omonimo convento, risalente al 1230. Acciaroli nel comune di Pollica è un piccolo borgo marinaro dove è ancora possibile riassaporare il sapore di antico, all’interno delle numerose stradine e tra i vari monumenti, vi sono negozi, bar e locali che servono i caratteristici piatti del luogo o la pizza agropolese servita in un cesto di vimini. La prima notizia di un centro abitato di nome Aczarulo risale al 1165. La Torre Normanna fu edificata nel 1233 dall’imperatore Federico II°, fra le torri di guardia del litorale;  successivamente fu utilizzata dagli Spagnoli, unitamente a quella del “Caleo” nel loro sistema difensivo della costa. La chiesa del XII secolo dedicata alla Santissima Annunziata raffigurata con una superba composizione di maioliche sul timpano è molto caratteristica.

 

II° giorno: da Acciaroli a Palinuro, provincia di Salerno: 17 NM, 32 Km circa di passeggiata.

Palinuro fa parte del comprensorio comunale del Comune di Centola nel Cilento meridionale e  la selvaggia bellezza del territorio di Capo Palinuro, la storia e le leggende che vi aleggiano, contribuiscono a perpetuarne il fascino. Un immenso arco di roccia frastagliata si protende nel mare a protezione di una baia che è riparo e porto naturale per i naviganti, e tale deve essere apparsa anche in tempi lontani agli Argonauti, ai Fenici ed ai Greci. Il Capo conserva segni di lontanissimi insediamenti umani, con tombe databili intorno al V sec. A.C. e reperti archeologici, che dimostrano come la bellezza e la posizione strategica del porto abbiano favorito l’insediamento di una colonia greca. Palinuro è un personaggio della mitologia romana, caduto in mare di notte, tradito dal dio Sonno, mentre conduceva la flotta verso l’Italia. Naufrago dopo aver invocato invano i propri compagni, rimane per tre giorni in balia del Noto fino all’approdo sulle spiagge d’Italia, dove troverà ad attenderlo non la salvezza ma una fine crudele: catturato dalla gente indigena, viene ucciso e il suo corpo abbandonato in mare. Palinuro, vagando tra le anime degli insepolti incontra Enea e lo supplica di dargli sepoltura, esortandolo a cercare il suo corpo tra i flutti degli approdi velini. E’ la Sibilla Cumana a rivelargli che il suo cadavere non verrà mai ritrovato, ma  i suoi assassini erigeranno un cenotafio da dedicargli e da onorare con offerte e quel luogo, avrebbe, per sempre, portato il nome Palinuro.

 

III° giorno: da Palinuro a Policastro Bussentino tappa di 17 NM, 32 Km circa, d’ammirazione!

Policastro, frazione del comune di Santa Maria in provincia di Salerno è sita sulla costa tirrenica, al centro del golfo omonimo, vicino alla foce del fiume Bussento (da cui “Bussentino”). Sorta nel 471 a.C. con il nome di Pyxous (Pixunte) come colonia greca di Rhegion (Reggio Calabria) e base strategica per i commerci della città dello Stretto con il Golfo di Taranto, collegato attraverso il fiume  Siris , era dotata di una cinta muraria. Nel II secolo a.C. divenne romana con il nome di Buxentum. Dagli inizi del VI secolo fu sede vescovile. Del VII secolo è il castello  bizantino e la cittadina prese il nome di Policastro.

 

IV° giorno: da Policastro Bussentino in provincia di Salerno e dopo 19 NM, 35 Km circa ed aver attraversato un piccolo tratto di Basilicata, arrivo a Tortora Marina, provincia di Cosenza, meta della nostra escursione. Tortora è l’ultimo comune della Calabria nord occidentale che si affaccia sul Mar Tirreno, al confine con la Basilicata e in provincia di Cosenza.

Il suo territorio prevalentemente collinare è incluso in gran parte nel Parco nazionale del Pollino ed ha visto la presenza dell’uomo fin dagli albori della storia umana.

Nella località Rosaneto è stato trovato un giacimento preistorico all’aperto risalente al Paleolitico inferiore datato a circa centocinquantamila anni fa, uno dei più antichi siti preistorici italiani.

La presenza umana sul territorio è continuata anche nei millenni a seguire, come dimostrano gli scavi ai piedi della falesia calcarea di Torrenave. I primi segni di civiltà risalgono al popolo degli Enotri, la loro presenza sul territorio è stata accertata dal ritrovamento di 38 tombe con corredi funerari enotri, da una stele litica e da un piccolo centro abitato. In seguito, agli Enotri si sostituì apparentemente senza scontri bellici, il forte popolo italico dei Lucani, che sul colle Palecastro ampliò e fortificò il centro abitativo di origine enotria di Blanda, espugnata nel 214 a.C. dal console romano Quinto Fabio Massimo, per essersi schierata con Annibale nella seconda guerra punica.

Alla metà del I secolo a.C., divenne un centro amministrativo romano ed assunse il nome di Blanda Julia in onore di Gaio Giulio Cesare. Durante i primi secoli del Cristianesimo, Blanda fu sede vescovile, nel 592 subì un’incursione longobarda.  A partire dal IX secolo Blanda, sottoposta a continue incursioni e saccheggi da parte dei predoni Saraceni, fu definitivamente abbandonata. Alcuni dei suoi abitanti si rifugiarono nell’entroterra e fondarono su uno sperone roccioso il primo nucleo di Tortora, chiamato, in onore dell’antica città, Julitta.  A partire dai primi anni del secondo millennio il piccolo borgo di Julitta iniziò una lenta espansione ed assunse il nome di Tortora, dal volatile omonimo che in quel periodo abbondava nei boschi adiacenti.

Ringraziamenti sentiti vanno alla FICK Comitato Regionale ed al suo presidente Daniele D’Agata, al Comune di Tortora ed a Valentina Bruno per aver  contribuito alla realizzazione del progetto –  al  Circolo Nautico Canottieri Agropoli, al Canoa Kayak B.no Capitello A.S.D. Policastro per l’ospitalità – al B&B, L’incanto del Mare (Acciaroli) e all’Hotel Ficolella (Palinuro), per il trattamento di favore riservatoci – al Comune di Acciaroli e il Lido di Palinuro……………per l’ospitalità riservata ai due preziosi kayak, compagni di viaggio – ad Enrico che con il suo gruppo di kayaker  ci ha accolto negli splendidi scenari di Maratea, sfamandoci e rifocillandoci – ed ancora: Filomena Sansone, Carmen Basile e  Rosanna per i contributi fotografici –  ed a tutti coloro che con la loro gentilezza e cortesia hanno reso la nostra avventura ancora più gradevole.

Naturalmente ancora una volta al Caro Amico Franco Bonacci, il Circolo Nautico Lametino nella persona di Aldo Puja.

A cura di Martino Di Simo

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