Operai ridotti in schiavitù, ecco la piaga che affligge l’organizzazione dei grandi eventi sportivi

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Un altro caso di operai impiegati nella costruzione di impianti sportivi ridotti in schiavitù

Scoppia un altro caso in cui si viene a sapere di operai obbligati a lavorare in condizioni disumane. Il Ministero Pubblico del Lavoro di Rio de Janeiro (MPT-RJ) nel corso di un controllo a Jacarepaguá, nella zona ovest della città, ha scoperto che undici operai impegnati nella costruzione di un edificio che dovrebbe ospitare i giornalisti durante le Olimpiadi del 2016, vivevano e lavoravano in condizioni di semi-schiavitù.

LaPresse/Reuters
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Le condizioni igienico-sanitarie in cui i lavoratori erano costretti a vivere erano disumane: questi undici operai dovevano stare in due stanze poco ventilate, circondati dalla muffa e dagli scarafaggi, condividere un solo bagno, senza doccia, usare un secchio come wc, poiché quello a disposizione era rotto, e posti letto insufficienti, dato che c’erano solo tre letti a castello. Inoltre, i lavoratori avevano turni di lavoro massacranti e paghe ridicole.

Purtroppo questo non è l’unico caso in cui si viene a sapere di operai altamente sfruttati e assunti per costruire strutture che ospiteranno grandi manifestazioni sportive. Lo stesso quotidiano inglese The Guardian denuncia la morte di 1.200 persone impegnate nella costruzione degli stadi che ospiteranno le partite del Campionato del Mondo di calcio del 2022 in Qatar.qatar 2022 I lavoratori, costretti a lavorare per più di otto ore al giorno con temperature oltre i 40°, dormono in baracche senza acqua, luce e servizi igienici. Le paghe percepite sono ridicole e questi operai-schiavi, quasi tutti provenienti dagli stati del Subcontinente Indiano, nonostante firmino un contratto prima di lasciare i loro Paesi di origine, non godono di alcun diritto e non possono nemmeno tornare indietro perché, una volta arrivati in Qatar, gli viene ritirato il passaporto.

Sapere che grandi avvenimenti sportivi si sono disputati o si terranno in strutture costruite da operai obbligati a lavorare in condizioni che offendono la dignità umana dà enorme fastidio, ma la soluzione non è il boicottaggio. Piuttosto sarebbe quella di affidare l’organizzazione di un grande evento sportivo a un Paese le cui leggi garantiscano e tutelino i diritti dei lavoratori.

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