Tacchini boccia le innovazioni: “colori sociali devono essere tradizionali” [FOTO]

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llorentePotenza del marketing o semplicemente della voglia di stupire. Insomma ‘famolo strano’, per dirla alla Verdone. O meglio ‘famola strana’, visto che parliamo di magliette di calcio, sempre più lontane dalle connotazioni originali e, spesso, dai tradizionali colori sociali. Bastava buttare un occhio alla tv per vedere l’arcobaleno in Serie A, con la Juventus indossare la maglia azzurra (la sua seconda casacca) in luogo della tradizionale bianconera come spetterebbe alla squadra padrona di casa. Di fronte un Parma che ricorderà con orrore il 7-0 subito allo Juventus Stadium e, magari, anche le magliette verde pisello indossate nell’infausta occasione. E che dire di Empoli-Lazio al Castellani con la squadra del presidente Lotito vestita di amaranto simil-Livorno, quasi fosse un derby toscano?

“Il fatto è che ormai tutti sono alla ricerca di soldi e la maglietta è diventata il veicolo migliore per portarne un po’ di più a casa – spiega all’Ansa Sergio Tacchini, ‘padre’ nobile’ dell’abbigliamento sportivo in Italia – La maglietta è diventata un manifesto, un poster che tutti cercano. La scelta può essere criticabile o meno – aggiunge Tacchini che ha vestito anche la nazionale azzurra alle Olimpiadi di Mosca e Atlanta – ma si tratta di strategie di marketing e in tempi di ‘vacche magre’ c’è poco da fare e da dire. Poi ovviamente possono esserci porcherie ma questo rientra nel gusto personale”.

Rispetto a un po’ di anni fa, aggiunge il 76enne stilista ed ex tennista – “molte cose sono cambiate, ma principalmente tutti sono alla ricerca di denaro. Anche il marchio ha perso via via sempre più visibilità, è quasi sparito, anche se da ‘purista’ penso che sarebbe giusto mantenere la tradizione, e lo dico non solo da un punto di vista estetico”. Una parabola stilistica che vede nel calcio il punto di arrivo ma che, ricorda Tacchini, “si sta estendendo anche agli altri sport. Basti vedere il match tra Murray e Nishikori al Master di Londra, con lo scozzese tutto vestito di nero…”. Come fermare questa deriva stilistica? “E’ una situazione generale e ne prendo atto – chiude Tacchini – ma penso che basterebbe che le società affidassero ai loro stilisti la risposta migliore che consenta di incrementare le vendite, e allo stesso tempo, rispettare le tradizioni”.

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