Belinelli nella storia: con i San Antonio Spurs vince il titolo Nba!

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C_29_articolo_1038429_upiImgLancioOriz“Sono venuto qui per il titolo. Ora l’ho vinto ed è incredibile”. Missione compiuta. Marco Belinelli ha coronato un sogno e si è preso un posticino nella storia del basket, diventando il primo giocatore italiano a conquistare il titolo di campione Nba. La 28enne guardia bolognese fa festa con i San Antonio Spurs, che si mettono al dito l’anello grazie al 4-1 rifilato ai Miami Heat nelle Finals 2014. Belinelli raggiunge il vertice completando una scalata cominciata nel 2007-2008 e realizzando il proprio ‘american dream’. Dall’arrivo tra i pro, 7 anni fa, l’azzurro ha dovuto lottare per conquistarsi una maglia e costruirsi una reputazione. Ha cominciato l’avventura con la maglia dei Golden State Warriors giocando 75 partite in 2 stagioni prima di essere spedito ai Toronto Raptors, dove ha vissuto un’annata anonima accanto ad Andrea Bargnani. La svolta è arrivata nel 2010, con il passaggio ai New Orleans Hornets. In 2 anni, attraverso 139 match e la prima apparizione ai playoff, è maturato diventando pienamente un giocatore Nba. Non un fenomeno, ma una pedina in grado di fare la propria parte in uno scacchiere grazie alle qualità di tiratore e all’impegno nel lavoro quotidiano. Nel 2012 ha colto la chance offerta da Chicago, si è messo la gloriosa maglia dei Bulls ed è salito a bordo di un ‘contender’, un team costruito con il dichiarato obiettivo di fare strada nella post-season. L’assenza di Derrick Rose, la stella dei tori out da 2 anni per problemi fisici, ha offerto al ‘Beli’ spazio, minuti e palloni in un’annata lunghissima, terminata solo con l’eliminazione nelle semifinali della Eastern Conference.

Dopo essere diventato il primo italiano a raggiungere il secondo turno dei playoff, il bolognese ha affrontato un nuovo bivio. Avrebbe potuto monetizzare lo status acquisito e firmare un contratto più remunerativo con una franchigia magari non di primissimo piano. Invece, ha conquistato coach Gregg Popovich e con un accordo biennale è salito a bordo della corazzata di San Antonio inserendosi alla perfezioni negli oliati meccanismi neroargento: 80 partite in regular season, 25 da titolare, il 48,5% al tiro e il 43% dall’arco, oltre alla corona di ‘re’ della gara del tiro da 3 conquistata nell’All Star Weekend. Nei playoff, lo spazio per l’italiano è diminuito. Belinelli ha perso terreno nelle rotazioni di Popovich ma non ha mai staccato la spina. Anche nelle Finals ha avuto l’opportunità di lasciare un segno e non l’ha sprecata, realizzando una tripla pesantissima in gara 3, il match che ha dato agli Spurs il vantaggio di 2-1 e indirizzato verso il Texas un titolo colorato anche di bianco, rosso e verde. “Questa vittoria è per la mia famiglia, per chi ha creduto in me è per chi mi ha sempre sostenuto. Ma la dedico anche a chi mi ha criticato, a chi ha detto che non avrei fatto strada nella Nba. Tutto questo mi ha dato una grandissima spinta… Non so bene cosa dire in questo momento”. Le parole giuste alla fine vengono fuori: “It’s true. Bellissimo. Ho vissuto ogni momento solo per questo. E adesso… Penso già al prossimo”, dice baciando il Larry O’Brien Trophy con un tricolore sulle spalle.

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