Stanco di piangere, Mihajlovic oltre la malattia: “non sono un eroe, ho paura e prendo 19 pastiglie al giorno”

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L’allenatore del Bologna ha parlato in conferenza stampa per la prima volta dopo l’annuncio della sua malattia

Quattro mesi e mezzo dopo l’ultima volta, Sinisa Mihajlovic torna davanti alla stampa per parlare della propria malattia. L’allenatore del Bologna si presenta in conferenza stampa con il solito coraggio e la solita determinazione, mostrando con fierezza i segni di questo difficile percorso.

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Tano Pecoraro/LaPresse

Una conferenza toccante, piena di ringraziamenti e condita da una bella sorpresa, ovvero la presenza dei suoi giocatori insieme ai giornalisti: “ringrazio tutti, volevate essere di più ma vi ringrazio per aver rispettato le mie condizioni. Un’altra prova di solidarietà in questi ultimi quattro mesi. L’ultima volta avevo parlato il 13 luglio annunciando la malattia. Ora voglio spiegarvi il mio stato di salute. Volevo ringraziare tutti i medici per avermi supportato, nessuno meglio di loro sa quanto sia difficile affrontare la malattia. Voglio ringraziare tutti di cuore. Senza il loro aiuto non avrei mai fatto questo percorso, che secondo me sta andando molto bene. Persone importanti incontrate in questi quattro mesi e mezzo, senza di loro non avrei mai fatto ciò che ho fatto. Mi hanno dato tanto affetto, mi hanno fatto sentire molto calore. Volevo fossero tutti qua, ma non son potuti venire. Ho pianto per quattro mesi, adesso mi sono rotto le palle di piangere“. 

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Massimo Paolone/LaPresse

Sono stati 4 mesi e mezzo tosti, sono stato rinchiuso in una stanza di ospedale, da solo. Il mio più grande desiderio era di prendere una boccata d’aria fresca e non potevo farlo. Non mi sono mai sentito un eroe, ma un uomo, sì forte, con carattere, che non si arrende mai, ma sempre un uomo con tutte le sue fragilità. Queste malattia non si possono sconfiggere solo col coraggio ma anche con le cure. E voglio dire a tutti quelli che sono malati, di leucemia o di qualche malattia grave, che non devono sentirsi meno forti se non affrontano la malattia come l’ho affrontata io. L’unica cosa che non devono perdere mai è la voglia di vivere, di lottare“, ha aggiunto il tecnico serbo.

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Massimo Paolone/LaPresse

Mi sono sentito protetto, parte di una famiglia. Ringrazio tutti i tifosi, le squadre dove ho allenato e non, italiane e straniere. E soprattutto i tifosi del Bologna, che mi hanno fatto sentire come un fratello e un figlio. Ringrazio la società, sono stati unici, dal primo momento quando han saputo della malattia, non hanno mai messo in dubbio la mia permanenza al Bologna, e questo mi ha fatto stare tranquillo, non è da tutti i giorni. Un ringraziamento particolare va alla mia famiglia, a mia moglie e ai miei figli. Mia moglie è stata tutti i giorni con me, e mi ha confermato quanto sia fortunato. E’ l’unica persona che conosco che ha più palle di me. E ringrazio i miei figli, che sono la mia vita. Per il trapianto i miei figli, con tanta paura, hanno accettato subito di fare tutto fosse stato possibile. E’ stata una grande dimostrazione di amore verso di me, non è una cosa così scontata. Ma loro l’hanno fatto. E ringrazio mio fratello e mia madre che vive in Serbia“, ha continuato ancora Mihajlovic.

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Massimo Paolone/LaPresse

Ho ancora paura, è normale, ma è una paura che ti fa rigare dritto, devo prendere tutto gradualmente. Sono stato due giorni in campo e sono stanchissimo, prendo 19 pastiglie al giorno, dalle 8 fino a mezzanotte. Spero però di uscirne come un uomo migliore. Nella vita precedente la pazienza non era il mio forte ma ho migliorato anche quella e mi godo ogni minuto della giornata. Ora tutto quello che sembrava normale lo vedo in un’altra maniera“, ha concluso prima di svelare un suo grande desiderio: “mi piacerebbe conoscere il donatore ma non si può. Magari gli farò fare una lettera“.

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