“Tragedia annunciata”, le rivelazioni del cardiologo sulla morte del calciatore Dwamena

Il calciatore Raphael Dwamena è morto per un malore in campo: le rivelazioni drammatiche del cardiologo

SportFair

La morte del calciatore Raphael Dwamena ha sconvolto il mondo dello sport. L’attaccante dell’Egnatia si è accasciato a terra ed i soccorsi sono stati inutili. Dwamena aveva gravi problemi cardiaci, noti già da anni.

Sull’Heraldo de Aragon, quotidiano di Saragozza, è stata pubblicata una lettera inviata dal cardiologo Antonio Asso Abadia. “Conobbi Dwamena nell’ottobre del 2019 quando il medico del Saragozza mi chiese un parere, preoccupato per i frequenti giramenti di testa sofferti dal giocatore nelle ultime partite. Mesi prima gli era stato applicato un minuscolo monitor sottocutaneo e i valori erano inequivocabili a proposito della relazione dei sintomi con gravi aritmie ventricolari che si producevano durante le partite”. 

Il cardiologo continua: “riuscimmo a convincerlo della necessità dell’impianto di un defibrillatore per cercare di salvargli la vita, e allo stesso tempo gli sconsigliammo la pratica sportiva a livello professionale. Gli dissi che in un futuro avremmo potuto provare a correggere il difetto con un’ablazione, ma che per farlo doveva restare vivo, da qui la necessità del defibrillatore”.morto calciatore in campo

“Raphael era un gran ragazzo, nobile e con uno sguardo pulito, non si dava arie da star. Si fece mettere il defibrillatore e lasciò la Spagna. Per un po’ ci siamo sentiti, mi chiedeva consigli che gli davo volentieri, anche se ero cosciente del fatto che non mi ascoltasse: voleva continuare a tutti i costi la sua carriera sportiva e persi la speranza di poter influire nelle sue decisioni. Poi l’ho perso di vista.

Un paio di anni fa mi dissero che durante una partita il defibrillatore gli aveva salvato la vita facendo il suo lavoro per fermare un’aritmia maligna e circa un anno fa seppi che si era fatto togliere il defibrillatore, in Svizzera se non sbaglio”. 

La conclusione da brividi: “aveva deciso di porre tutta la responsabilità della sua vita nelle mani proprie e in quelle di Dio, nel quale credeva ciecamente. Da quel momento ero perfettamente cosciente che un giorno sarebbe successa la tragedia che si è consumata sabato in Albania. Raphael è morto a conseguenza di una decisione personale, però se non si fosse tolto il defibrillatore oggi sarebbe ancora vivo. È il finale di una triste e prevedibile storia”. 

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