La prima di tre finali europee è andata purtroppo, per il calcio italiano, con un’amara delusione. Il legame fra il Siviglia e l’Europa League è diventato più saldo, una volta di più, la settima per esattezza. Un rapporto quasi ultraterreno, fatto di imprese e trionfi anche contro ogni pronostico.
La Roma è arrivata a ‘tanto così’ da spezzare quel legame. Precisamente a una distanza misurabile in 11 metri, quelli che hanno separato Mancini e Ibanez rispetto a Bonu nei due rigori falliti, quelli che hanno permesso a Montiel di bissare la gioia della finale Mondiale con l’Argentina.
Il day after e le polemiche
Il giorno dopo della sconfitta è sempre quello delle analisi, delle somme da tirare, delle polemiche con cui fare i conti. In Italia inizia il processo alla Roma: le sfuriate di Mourinho, le poche certezze della panchina, la fragilità di Dybala, un’altra stagione lontana dall’Europa che conta e una finale persa per un autogol e due rigori sbagliati. Ma c’è chi fa anche i complimenti al Siviglia.
Juventus nella bufera
“Complimenti al Siviglia per la vittoria dell’Europa League“. La Juventus non ha perso tempo ieri sera, pubblicando un tweet, 5 minuti dopo la mezzanotte, per incensare la vittoria degli spagnoli arrivati in finale proprio dopo aver eliminato i bianconeri in semifinale. Il tweet ha scatenato grande polemica.
“Siete la vergogna del calcio“, hanno scritto diversi utenti sotto al cinguettio sottolineando come la Juventus sia stata l’unica ad applaudire il Siviglia dopo una finale vinta contro una squadra italiana, per altro senza riservare alcun pensiero alla Roma.
E forse è anche meglio così. L’ultima volta che i bianconeri si sono complimentati con una rivale della Serie A è finita anche peggio. La vittoria dello scudetto del Napoli è stata omaggiata con una frecciatina: “visti i tanti complimenti ricevuti in questi anni non potevamo esimerci. Congratulazioni al Napoli per la conquista del suo terzo scudetto!“.
Lo stile Juve
“Lo stile Juve si avvicina a un decalogo non scritto dei doveri dello sportivo professionista. Non è un di più che ha la Juve, è qualcosa che manca a gli altri“. Così Dino Zoff definiva il famoso “Stile Juve“, un codice d’onore che chi si fregia del marchio con la grande J è tenuto a far proprio e rispettare. Simbolo di eleganza e prestigio, status elitario e non solo.
Bettega lo definì “comportarsi come in famiglia, con educazione e un grande rispetto reciproco. Queste due cose sono alla base dello stile Juve fuori campo“. Uno stile che sembra essersi perso nel tempo fra battaglie in tribunale, plusvalenze fittizie, manovre stipendi, intercettazioni, il ‘tradimento’ Superlega e per ultimi (forse anche per importanza) i tweet.
Hating o… vittimismo
“Io antipatico perchè vinco“. La frase storica pronunciata da Antonio Conte, riassumeva uno dei capisaldi del sentimento juventino: i continui trionfi in Italia hanno fatto rodere il fegato a molti che, non potendo competere sul campo, preferivano farlo fuori dal rettangolo verde fra commenti e veleni.
Oggi il tifo juventino lamenta complotti e hating sintomatici di una sindrome di accerchiamento, anche senza vittorie. Una polemica sterile e vittimistica liquidabile con un bel “chi di provocazioni ferisce, di provocazioni perisce“.
Simbolo della grandezza che fu
Che cos’è oggi lo “Stile Juve”? Forse la risposta più adatta l’ha data qualche tempo fa Andrea Agnelli, volto degli ultimi anni bianconeri, dalle vittorie alla decadenza. “Se devo essere sincero, non lo so. Me lo sono chiesto anche internamente. Lo stile Juventus è qualcosa che gli altri hanno detto di noi, ma non ho mai capito esattamente cosa sia lo stile Juventus. Lo stile Juventus è vincere. E quindi sì, esiste ancora da quel punto di vista“. Parole emblematiche, simbolo della grandezza che fu.