Scorrendo la classifica generale del Giro d’Italia ci si accorge di come il ciclismo sia uno degli sport che interessa maggiormente gli atleti di ogni nazione. Tante le bandierine colorate dei campioni a caccia del trionfo che può cambiare una carriera.
La maglia rosa è sulle spalle del danese Leknessund, tallonato dal grande favorito belga Evenepoel e dal francese Paret-Peintre che precede altri due candidati alla vittoria, il portoghese Almeida e lo sloveno Roglic. In top 10 figura anche il tricolore italiano, di fianco al nome di Damiano Caruso e scorrendo la graduatoria spunta anche il vessillo variopinto dell’Eritrea rappresentata da Amanuel Ghebreigzabhier.
A ben guardare però, fra i tanti colori sgargianti, una bandiera attira l’attenzione più di tutte: quella senza alcun colore, o meglio, con una serie di colori oscurati. Il ‘vessillo fantasma’ appare di fianco al nome di Alexander Vlasov.
Ban agli atleti russi e bielorussi
Come conseguenza dello scoppio della guerra in Ucraina, gli atleti russi e bielorussi hanno pagato, sulla propria pelle e sulla propria carriera, le colpe dell’aggressione dei rispettivi paesi. Il CIO e le federazioni sportive (l’UCI in questo caso) hanno preso duri provvedimenti contro gli atleti, nonostante in larghissima parte essi si siano schierati nettamente e pubblicamente in favore della pace.
Alexander Vlasov è solo l’ultimo degli atleti che non può sfoggiare, senza alcun fine propagandistico, ma unicamente come simbolo della propria nazione, la bandiera della Russia. È già accaduto alle Olimpiadi, nella F1, nel tennis ecc. Gli atleti russi e bielorussi partecipano senza bandiera e inno nazionale.
Nel ciclismo esiste un altro precedente, quello di Pavel Sivakov che ha addirittura rinunciato alla bandiera russa: il ciclista, dopo lo scoppio del conflitto, ha accelerato il processo di ottenimento della cittadinanza francese e adesso corre sotto il vessillo di Parigi.
Il post contro la guerra
A nulla era servito a Vlasov prendere posizione pubblicamente in favore della pace. “Io, come molti russi, voglio solo la pace – aveva scritto in un post su Instagram l’anno scorso – Non sono una persona politica e alle persone normali come me non è stato chiesto se vogliamo una guerra. È stato uno shock per tutti e spero che si fermi al più presto. È una situazione difficile per tutti. Mi dispiace per tutte le persone che stanno soffrendo e spero che presto ci sia pace. Sono un atleta e il mio obiettivo dovrebbe essere quello di unire le persone oltre i confini politici, piuttosto che dividerle. Penso che dovrebbe essere il ruolo dello sport“.