Nel mondo dello sport continua a tenere banco la situazione legata agli atleti transgender. Il riferimento, in particolar modo, riguarda la partecipazione di atlete che da uomini cambiano il loro sesso in donne e chiedono di partecipare alle gare femminile. Accade spesso che un’atleta transgender faccia registrare tempi, record e prestazioni ben superiori alle colleghe donne, ‘falsando’ la regolare competizione. Con relative lamentele delle atlete donne.
Il ban nel ciclismo britannico
Un segnale importante sul tema è arrivato dal ciclismo. La Federazione ciclistica britannica, al termine di un processo di revisione e consultazione durato oltre 9 mesi, ha deciso di vietare la partecipazione delle donne transgender alle gare femminili. La scelta è stata presa sulla base di principi di “equità”, secondo i quali le cicliste transgender potranno gareggiare in una “categoria aperta” con gli uomini, mentre le gare femminili verranno riservate “a coloro il cui sesso è stato assegnato femminile alla nascita“.
Con il nuovo ordinamento, atlete come Emily Bridges, la ciclista transgender più famosa nel Regno Unito, non potrà far parte della Nazionale femminile. Lo scorso anno fece molto discutere lo stop dell’UCI verso la Bridges alla quale fu vietato di prendere parte alla sua prima gara femminile d’èlite nonostante fosse in regola con i parametri richiesti all’epoca.
Bridges ha definito il cambiamento un “atto violento” da parte di una “organizzazione fallita“, impegnata in “guerre culturali“. In passato la federazione britannica aveva consentito alle donne transgender di partecipare ad eventi femminili d’élite, purchè rispettassero i regolamenti basati sul testosterone.
Le motivazioni della British Cycling
“Gli ultimi studi di ricerca hanno indicato che le donne transgender, anche se sottopostasi a soppressione del testosterone, mantengano un vantaggio in termini di prestazioni – ha affermato British Cycling – Il nostro obiettivo è sempre stato di promuovere l’uguaglianza, la diversità e l’inclusione, garantendo però nel contempo l’equità della concorrenza“.