Lo sfogo di Luciano Moggi: la lunga lettera al presidente Figc

Luciano Moggi non ci sta: la lunga lettera dopo il polverone per la sua presenza in campo durante una partita del campionato di Primavera

SportFair

Lo scorso 14 gennaio Luciano Moggi è stato avvistato a bordo campo durante una sfida di Primavera tra Napoli e Juventus, nonostante la sua radiazione dopo lo scandalo Calciopoli, che parla chiaro riguardo la sua presenza in partita.

Giuseppe Chinè, alla guida della Procura Federale, ha aperto un fascicolo per indagare sulla vicenda. Ed è anche a lui che Moggi si rivolge nella sua lettera, indirizata al Presidente della Figc Gravina.

La lettera di Moggi

Siccome conosco bene le regole che vietano alle persone radiate di stare ai bordi del campo in occasione di gare organizzate dalla Figc, mi sono guardato bene dall’infrangere dette regole e, in compagnia di Luigi Palumbo e Giacomo Novello, non conoscendo il posto, abbiamo chiesto agli inservienti di accompagnarci in tribuna“, ha spiegato Moggi.

Lo spostamento “è continuato fino alla porta d’ingresso della tribuna, dove ho incontrato il sig. Pessotto che ho salutato calorosamente essendo stato un mio giocatore, dopo di che sono salito in tribuna con i miei due amici“, ha aggiunto.

Probabilmente per questo il dr. Chinè si è sentito autorizzato ad informare la stampa ancor prima di procedere all’interrogatorio di chi poteva informarlo realmente su quanto avvenuto. E dovrebbe anche fargli capire che la radiazione significa divieto di essere inserito nei ruoli federali, ed io sono ben felice di non farne parte, visto lo stato attuale cui è ridotto il nostro calcio dopo l’allontanamento di quelle persone che avevano contribuito, con i propri giocatori, a far vincere il titolo mondiale del 2006“, ha attaccato poi Chinè.

E visto, oltretutto, che a fare il team Manager della Nazionale c’è Oriali, condannato a suo tempo dalla Giustizia sia sportiva che ordinaria per aver falsificato una patente per fare il passaporto falso a Recoba con documenti ‘reperiti’ alla motorizzazione di Latina, città nella quale si trovava a quel tempo proprio Chinè nelle vesti di magistrato“, ha proseguito Moggi.

Moggi è tornato poi sull’episodio a Napoli definendosi “colpevole soltanto di aver partecipato ‘ad un campionato regolare, con nessuna partita alterata’, questo disse la sentenza del processo sportivo, mentre il prof. Serio, che lesse la sentenza, parlò di un dispositivo che si innescava sul sentimento popolare“.

Questo fu confermato dal maresciallo dei carabinieri della caserma di via Inselci, proprio quella del maggiore Auricchio, che, forse preso dal rimorso, concesse un’intervista al Corriere dello Sport chiedendo l’anonimato e parlò di ‘un processo che non aveva niente che potesse tenerlo in piedi‘”, ha affermato ancora.

“Lei, Presidente che ha ricevuto brevi manu la ‘chiavetta’ dove sono racchiuse le intercettazioni dei personaggi che in quel tempo avevano inquinato il calcio, che al tempo in cui stava alla guida della Under 21, mi informò di come qualcuno stesse tramando contro il sottoscritto, deve adesso dare la vera motivazione della radiazione”, ha scritto ancora Moggi.

“Si faccia coraggio Presidente si ricordi che la paura è una pessima consigliera che prima o poi fa pagare il conto. D’altra parte non oso pensare a cosa può riservarmi il futuro anche perchè dopo la radiazione, di peggio può esserci solo la fucilazione”, ha concluso.

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