La malattia che ha ucciso Vialli: sintomi e rischi del tumore al pancreas

Il tumore al pancreas è la malattia che ha ucciso Gianluca Vialli: tutti i dettagli dall'oncologo

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Un gravissimo lutto ha colpito il mondo del calcio: è morto Gianluca Vialli, l’ex calciatore di Juventus e Sampdoria lottava da tempo contro un pericolosissimo tumore al pancreas. “In effetti, abbiamo poche cure per contrastare efficacemente il tumore del pancreas. Molti pongono tante aspettative nella chirurgia, che invece ha un ruolo del tutto marginale in questa malattia. Oggi come oggi la cura è sostanzialmente chemioterapica.

Purtroppo, le terapie a bersaglio non hanno dato particolari soddisfazioni, i chemioterapici sono molto pochi, l’immunoterapia non funziona. È una patologia orfana di molti farmaci”. E’ quanto riferito all’agenzia Dire da Michele Reni, Professore associato di Oncologia dell’Università Vita e Salute e coordinatore dell’area oncologica Irccs San Raffaele di Milano.

L’unica terapia a bersaglio che era stato dimostrato avesse un certo vantaggio nel controllare la malattia più a lungo – continua- era il farmaco Olaparib, indicato per i pazienti Brca mutati. Farmaco, però, per il quale l’Aifa non ha concesso la rimorsabilità e quindi ci impedisce di usarlo”

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Foto di Serena Campanini / Ansa

La popolazione a rischio

“Il tumore del pancreas, purtroppo, non fa distinzioni – afferma l’oncologo – colpisce un po’ tutti ed è una neoplasia in crescita dal punto di vista numerico. Di fatto noi abbiamo in cura pazienti di ogni età, dai 20 ai 100 anni. È vero che l’incidenza è maggiore nelle persone al di sopra dei 65 anni ma, in effetti, il cancro del pancreas colpisce tanti. Non c’è una categoria particolare di persone a rischio e questo rappresenta una delle difficoltà che incontriamo di fronte a questa malattia, perché non potendo identificare con precisione la popolazione a rischio, di fatto non possiamo fare screening. L’unica popolazione a rischio – precisa Reni – sarebbe quella dei mutati del Brca e, purtroppo, la decisione dell’Aifa intralcia la possibilità di fare cultura su questo argomento”.

Fattori di rischio e sintomi

Sono certamente il fumo, l’obesità, la vita sedentaria – rende noto Michele Reni – ma in realtà sono fattori di rischio tipici di vari tumori, non sono specifici del tumore del pancreas”. 

Per quanto riguarda i sintomi, Reni dichiara che “sono davvero molto insidiosi, perché sono simili a moltissime altre problematiche: mi riferisco a dolori di stomaco, dolori dorsali, ma anche lo scompenso o la comparsa di un diabete in età adulta. Rientrano fra i sintomi sospetti anche un calo di peso ingiustificato e le feci chiare che galleggiano, legate a un cattivo assorbimento a livello intestinale, dato che il pancreas è una ghiandola che produce enzimi per assorbire il cibo che mangiamo. Lo può essere anche la comparsa di trombosi nelle gambe, dunque di coaguli di sangue all’interno delle vene delle gambe. Si tratta, comunque, di cose tutte abbastanza poco specifiche”. 

L’aspettativa di vita

“Purtroppo – continua Reni – la prognosi di questa malattia è prevalentemente brutta, ma ovviamente noi abbiamo tanti dati statistici, possiamo parlare di mediane. La prognosi è comunque peggiore rispetto a tutte le altre malattie. Tuttavia, abbiamo persone che guariscono, qualche volte guariscono partendo da una situazione di malattia metastatica. Oggi come oggi rappresenta un po’ più l’eccezione che non la regola ma, di fatto, esistono persone che possono guarire pur partendo da una situazione di presenza di metastasi”. 

Vialli – ricorda Reni – aveva un tumore che è stato asportato inizialmente. A livello statistico, le probabilità di superare i cinque anni o di arrivare ai cinque anni sono circa il 40% nelle persone che hanno la malattia asportabile chirurgicamente. È poco, c’è sicuramente margine per migliorare ma questo ci dice quanto sia aggressiva la malattia”.  

 

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