Lacrime, di gioia, di sofferenza, liberatorie. Ieri, tutti, o quasi, hanno pianto in campo dopo la vittoria dell’Italia contro gli USA nella finale per il bronzo ai Mondiali di pallavolo femminile (anche qualche spettatore da casa).
Anche il ct Mazzanti non ha nascosto la sua commozione a fine partita, dopo le tante pressioni a seguito di una semifinale col Brasile che ha fatto parlare tanto, troppo. L’Italia, in quella partita contro le verdeoro, sicuramente non ha espresso il suo massimo potenziale. Tante cose non hanno funzionato e le avversarie si sono fatte trovare sempre pronte, in una partita senza errori, impeccabile.
Ma lo sport è questo, si vince e si perde. Solo che, noi italiani non sappiamo perdere e quando succede diventiamo dei veri cretini. Sì, dispiace dirlo, ma è così.
Perchè gli atleti, da una sconfitta, soprattutto deludente come quella dell’Italvolley contro il Brasile, ne escono distrutti, e avrebbero bisogno di parole di conforto, di sostegno, non di certo di insulti e commenti inutili, che mirano solo a ferire le giocatrici, non solo come atlete ma anche come persone.
In questo caso, poi, tutta l’attenzione è ricaduta su Paola Egonu, come se la sconfitta fosse dipesa solo da lei. In campo ci sono sei giocatrici e nella semifinale contro il Brasile nessuna di loro (comprese le sostituzioni) ha brillato. Ma la colpa è di Paola, certo! Perchè è lei che rovina lo spogliatoio, perchè è lei che è antipatica (nemmeno ci avete mai parlato e sapete che è antipatica, così, a prescindere, forse perchè sorride meno di qualche altra, o perchè ha le ciglia finte, bah!), perchè se sbaglia 10 volte è da crocifiggere, ma quando fa bene 100, beh, è normale, mica qualcosa da elogiare. E’ facile, d’altronde, prendersela con la più forte.
Paola Egonu, ieri sera, si è lasciata andare ad uno sfogo, dichiarando di non voler giocare più in Nazionale, rettificando poi specificando di aver bisogno di una pausa. Egonu accusa in particolar modo il problema del razzismo, ma diciamocelo chiaramente, il colore della pelle di Paola ormai è un problema solo per pochi ignoranti.
Paola, però, subisce da molto tempo, perchè qualsiasi cosa faccia o dica fa clamore e non va bene a nessuno. Se frequenta un uomo, “eh ma si distrae così”, se frequenta una donna, “ahh, l’Anticristo”, se sorride troppo non va bene, ma se non sorride mai ha qualcosa che non va, se si trucca vuol dire che pensa più al suo aspetto che alla sua prestazione in campo e chi più ne ha più ne metta.
Paola si è sfogata, puntando su ciò che più le fa male, i commenti di razzismo, ma questo sfogo arriva dopo anni di continui insulti e commenti che riguardando qualasiasi aspetto della sfera personale e sportiva della Egonu.
Bisogna ricordare che l’Italia della pallavolo è tra le migliori squadre al mondo anche grazie a lei, che insieme alle sue compagne di squadra, TUTTE, ha svoltao uno straordinario lavoro.
Ragazze tutte giovanissime, che rinunciano alla loro vita, per una maglia, per una passione, per una Nazione. Ragazze che non conoscono cosa voglia dire la parola estate, ad esempio: quest’anno, infatti, le azzurre hanno giocato prima la Volleyball Nations League, dal 31 maggio al 17 luglio, vincendola, per poi dedicarsi alla preparazione, tra collegiali e test match, ad agosto, per la rassegna iridata, durata un lunghissimo mese (e adesso iniziano i campionati).
Siamo sempre pronti a giudicare, senza soffermarci un attimo a pensare, senza provare un minimo di empatia. Ah, questa sconosciuta.
Probabilmente, anzi, quasi sicuramente, c’è qualcosa di rotto all’interno dello spogliatoio, ma, chi ha fatto sport, anche solo a livello dilettantistico, questo lo sa, la colpa non è mai di chi lo spogliatoio lo rompe, ma di chi gli permette di farlo.
Ricordiamoci sempre che in campo ci sono delle ragazze, non dei robot, che fanno il loro lavoro, retribuite certo (anche se non con cifre da nababbi), ma che hanno un cuore ed un’anima e non è giusto distruggerli per il solo gusto di farlo o per una partita andata male.
Cara Paola, riposati, ma dai fiducia a questa Italia, a quella fetta che crede nello sport, nei suoi valori di unione e condivisione, a quell’Italia che crede in te, che conosce il tuo potenziale ed il tuo talento, che sa che la tua vita è fatta di sacrifici (così come anche quelle delle tue colleghe pallavoliste). Purtroppo non si può essere simpatici a tutti, Federica Pellegrini ne sa qualcosa ad esempio, ma si può rispondere in campo, quello sempre. Non abbandonare questa maglia, fallo per i giovani, per i bambini, che ti seguono con occhi sognanti e che ti hanno come idolo e che si ispirano a te. C’è tempo ancora per un’infinità di successi, per togliersi tante soddisfazioni e, perchè no, anche qualche sassolino dalla scarpa.