Gli Europei sono ancora ben presenti nella mente di Leonardo Spinazzola: sia per l’infortunio accusato contro il Belgio che per la vittoria nella finale di Wembley con l’Inghilterra. Un ricordo spiacevole e uno esaltante per l’esterno azzurro, che continua ancora oggi a lavorare per recuperare dalla rottura del tendine d’Achille. Il suo rientro in campo è ancora lontano, ma Spinazzola fissa già la sua dead-line: “dicono che tornerò a gennaio? Io dico meno. Ecco il mio programma: a novembre mi alleno e a dicembre gioco. L’ho già assicurato a Tiago Pinto e ai dottori. Sto per togliere le stampelle“.

Gruppo ignorante
I ricordi positivi della spedizione azzurra a Euro 2021 superano quelli negativi, per questo motivo Spinazzola ha ricordato a SportWeek le splendide sensazioni vissute all’interno dello spogliatoio: “pensavo che saremmo arrivati in finale. Il viaggio a Londra è stato stupendo. Per vincere serve una squadra che in campo dia tutto, poi fuori puoi anche mandarti a quel paese. Certo, se vai a cena insieme come noi è più bello. Nello spogliatoio dell’Italia eravamo scemi veri. Un gruppo così scemo e ignorante non l’avevo mai visto: bellissimo. Adesso aspetto che ci diano una miniatura della Coppa da mettere in casa. Intanto ho esposto la medaglia e la targa come Man of the Match“.
Le lacrime della moglie
Dell’infortunio ha parlato invece la moglie di Spinazzola, incredula e in lacrime davanti alla tv: “appena ho visto la scena, ho capito la gravità. Tre anni fa, quando si era rotto il ginocchio in allenamento, non l’avevo vissuto in diretta: questa volta è stato bruttissimo. Lui piangeva, ho cominciato a piangere anche io e non sapevo spiegare a mio figlio Mattia cosa fosse successo“. Parole riprese poi da Spinazzola: “ho capito subito che era saltato il tendine. L’ho detto a Bryan Cristante, che è stato il primo ad avvicinarsi . Avevo lo stomaco chiuso, ho perso pure il sonno perché la testa viaggia da sola. Avevo tanti pensieri: l’Europeo che se ne andava, il miglior momento della mia carriera e allora è cominciato un mare di lacrime. Il giorno dopo a Coverciano, però, già mi sono sentito meglio. I compagni mi hanno tranquillizzato. La notte ho faticato a prendere sonno, ho pianto di nuovo, ppi ho bevuto due birre e mi sono detto ‘basta'”.