Bebe Vio ha rischiato di morire, parla il medico che l’ha salvata: “l’infezione poteva ucciderla”

Il dottor Accetta, il medico che ha operato Bebe Vio, ha rivelato che se non fosse intervenuto insieme alla sua equipe, la campionessa azzurra avrebbe rischiato la morte

SportFair

Una verità tenuta nascosta per diversi mesi, fino al momento in cui Bebe Vio ha deciso di liberarsi di questo peso e raccontare al mondo il suo calvario. La campionessa paralimpica, capace di conquistare due medaglie a Tokyo 2021 nel fioretto femminile, ha rivelato sui social di aver rischiato di morire a causa di un’infezione al braccio che avrebbe potuto compromettere non solo la sua attività sportiva, ma la sua intera esistenza. Sulla questione si è soffermato il dottor Accetta ai microfoni di Repubblica, facendo chiarezza su quanto avvenuto: “se l’infezione fosse andata avanti avrebbe distrutto l’articolazione. Per Bebe avrebbe significato una nuova amputazione dell’arto sinistro e la fine di ogni attività sportiva. Se non fossimo intervenuti subito l’infezione non curata avrebbe portato alla setticemia, quindi anche alla morte. Bebe ha una forza di volontà e una voglia di vivere che esprime ovunque: nelle gare, in un letto di ospedale, nella forza di aiutare bambini e ragazzi che si trovano nella stessa situazione. Ne ho conosciuti tanti che mi ha mandato lei e che da lei imparano a credere nel futuro“.

Bebe Vio
Foto di Augusto Bizzi / Cip / Ansa

Nessuno come lei

Il dottor Accetta ha poi proseguito nel suo racconto: 119 giorni dopo le dimissioni si è  presa l’oro. Abbiamo cercato di fare le cicatrici che non le dessero fastidio con il fioretto anche se qualche dolore deve averlo provato in gara, tanto che negli ultimi assalti si è dovuta fare medicare. Lei è così piccola, minuta, giovanissima, nemmeno una montagna di uomo ce l’avrebbe fatta. Ma lì è tutta questione di testa, di voglia e lei ne ha un serbatoio inesauribile. Non voleva pubblicità, non cercava alibi, doveva vedersela lei, per come è, con la sua Olimpiade. La sua non è una dimostrazione di forza, ma di vita. Non molla ma: avrebbe perso il braccio piuttosto che lasciare la gara”.

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