Il petrolio dell’Isis nelle raffinerie della Saras, guai grossi per Massimo Moratti

Le raffinerie dell'ex presidente dell'Inter sono finite sotto la lente di ingrandimento della polizia per presunte irregolarità finanziarie

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Potrebbe ritrovarsi presto in guai grossi Massimo Moratti, proprietario delle raffinerie Saras che sono state perquisite dalla polizia nell’ambito di una indagine resa pubblica da ‘Repubblica’. Secondo gli investigatori, la società controllata per il 40% dall’ex presidente dell’Inter avrebbe acquistato dodici milioni di oli minerali dall’Isis, frodando il fisco per una cifra superiore a 130 milioni.

Moratti
Claudio Villa/Getty Images

Soldi che sarebbero poi serviti ai terroristi per finanziare la jihad, come sottolineato sempre dall’inchiesta condotta da Repubblica. La procura distrettuale antiterrorismo di Cagliari si è presentata lo scorso 30 settembre negli uffici della Saras, indagando nei confronti del cfo Franco Balsamo e del capo dell’ufficio commerciale, Marco Schiavetti. Le ipotesi di reato vanno a vario titolo dal riciclaggio al falso, per finire ai reati tributari. Tutto ha inizio tra il 2015 e il 2016, quando nelle raffinerie della Saras viene trasportato greggio la cui origino “non risulta attestata tramite dichiarazioni non idonee né ufficiali“.

morattiStando ad alcuni documenti, la Petraco Oil company muove il carico, dopo aver acquistato “gli oli minerali dalla Edgwaters Falls, società delle Isole Vergini”. Quest’ultima si scopre successivamente come sia una società off shore, di proprietà proprio della Petraco, riuscita a far arrivare il petrolio non dalla Turchia come attestato dai documenti, bensì dall’Iraq, mosso prima dai curdi, e successivamente dai terroristi di Daesh. “All’epoca il Kurdistan, approfittando del conflitto scatenato da Daesh in Siria e in Iraq, aveva dato corso alla commercializzazione del greggio estratto dai propri giacimenti in assenza di autorizzazione da parte del governo di Baghdad” si legge negli atti redatti dai pm. “Dalla documentazione acquisita presso la filiale tedesca di Unicredit è emersa un’operazione di storno di 60 milioni effettuata dalla Edgewaters al governo curdo. Si può ragionevolmente ipotizzare – proseguono i magistrati – seppure siano in corso i necessari approfondimenti che la restituzione del denaro sia dipesa dal fatto che la proprietà del greggio, in quel periodo, non era più curda ma dell’Isis“. La Saras però è intervenuta per difendersi, diramanto una nota ufficiale: “il nostro comportamento è stato inappuntabile. Nessun illecito: abbiamo fornito tutta la documentazione alla magistratura, a cui ribadiamo fiducia e collaborazione”.

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