Viti e ferite ma nessuna voglia di arrendersi, che cuore Pozzovivo: l’highlander di questo Tour de France

Il corridore italiano ha chiuso la quarta tappa a poco più di un minuto da Roglic, un risultato pazzesco nonostante le sue condizioni

SportFair

Ha chiuso la quarta tappa del Tour de France al trentacinquesimo posto, con un ritardo di un minuto e quindici secondi da Primoz Roglic, capace di tagliare per primo il traguardo di Orcieres. Domenico Pozzovivo può comunque esultare, considerando quante ne ha dovute passare per essere al via dell’edizione 2020 della Grande Boucle.

domenico pozzovivoSettimane e settimane trascorse tra ospedali e centri riabilitativi dopo l’incidente di un anno fa in allenamento, venti viti nel braccio e una serie innumerevoli di operazioni che non lo hanno piegato. Niente gli ha impedito di indossare la maglia della sudafricana Ntt e presentarsi al Tour all’età di 38 anni, continuando a stupire solo come lui sa fare. Per non farsi mancare nulla anche una caduta nella prima tappa di Nizza, causata dalla leggerezza di uno spettatore, colpevole di aver colpito Pozzovivo sul casco con il bastone dei selfie facendolo cadere sul gomito operato.

Risultato? Ferite profonde e tanto dolore, ma nessun ritiro per il ‘Pozzo’ che ha deciso di portare a termine il suo Tour. “Sulla salita, a poco più di 5 km dall’arrivo, ho messo il piede a terra per evitare il kazako Lutsenko, che si è toccato con un altro corridore. Ho faticato a riaccodarmi al gruppo, in questo modo ho sprecato energie preziose. Così ai -3,5 km ho dovuto mollare, salendo del mio passo” le parole di Pozzovivo dopo la quarta tappa riportate dalla Gazzetta dello Sport. “Le sensazioni non possono essere buone: fatico a riposare per le ferite e il dolore al gomito in bici mi impedisce di rilanciare a dovere. Mi provoca problemi di postura. Spero che la situazione migliori nei prossimi giorni, perché sto soffrendo davvero tanto e non so quanto posso andare avanti“.

Nessuna resa però per Pozzovivo, un’idea non contemplata: “il piano perfetto sarebbe arrivare al giorno di riposo, in modo da recuperare. Ma è difficile fare previsioni. Meglio vivere giorno dopo giorno. Sono sotto cura antibiotica, perché il rischio è che le ferite s’infettino. E poi fanno male, non posso spingere come vorrei. Specie in salita. Le gambe però ci sono. E allora la cosa mi dà morale“.

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