Alla vigilia della nuova stagione di Serie A, Sinisa Mihajlovic, intervistato dai microfoni del Tg1, si è soffermato su due episodi vissuti durante e dopo la sua battaglia contro la leucemia. Il tecnico del Bologna ha raccontato le sue sensazioni al suo ritorno in panchina, il 25 agosto 2019, dopo un mese e 10 giorni dal ricovero al Sant’Orsola: “se quel giorno non fossi andato alla partita sarei morto. Anche se quel giorno ero debole in tutto e per tutto. Beh, quelle erano le immagini della forza e della volontà di una persona che combatte. Ringrazierò sempre il donatore di midollo: non so chi è ma mi ha salvato la vita“.

Non poteva poi mancare un commento alla sua positività al coronavirus: “quando passi la leucemia è difficile aver paura: come quando passi una guerra, di cosa mai puoi avere paura dopo? Sono stato sempre sereno. Se lo avessi preso a febbraio-marzo quando ero immunodepresso poteva essere anche pericoloso. A 51 anni, comunque, ho imparato a farmi il letto da solo perché quando ero in ospedale per la leucemia nessuno poteva entrare nella mia stanza: all’inizio ci mettevo mezz’ora, poi ho imparato. La prossima sfida? Lunedì sera, devo incontrare il mio amico Ibra: speriamo che possa essere migliore dell’ultima volta che abbiamo preso cinque pappine…“.