Incidente Alex Zanardi, le parole di un neurochirurgo spaventano: “potrebbe anche non risvegliarsi più”

Francesco Di Meco, direttore del Dipartimento di neurochirurgia dell'ospedale Carlo Besta di Milano, ha espresso il proprio parere sul caso Zanardi

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Alex Zanardi è ricoverato nel reparto di terapia intensive del Policlinico ‘Le Scotte’ di Siena ormai da venerdì, ma il suo caso è sotto l’occhio di ingrandimento di molti medici e luminari italiani.

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Bryn Lennon/Getty Images

Si tratta di una situazione gravissima, al momento tenuta sotto controllo con un coma farmacologico che sta consentendo al cervello di riprendersi dal trauma. I danni cerebrali si capiranno solo quando la sedazione verrà ridotta, come ammesso al ‘Giornale’ da Francesco Di Meco, direttore del Dipartimento di neurochirurgia dell’ospedale Carlo Besta di Milano nonché Ordinario di neurochirurgia all’università Statale di Milano. “Di fracassi facciali ne ho visti diversi nella mia carriera, ma si va dal trauma lieve a quello molto complesso che richiede interventi di chirurgia ricostruttivi” le parole del medico.

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Bryn Lennon- foto Getty

I danni cerebrali invece non possono essere al momento quantificati, mentre tac o risonanza riescono a far emergere un focolaio emorragico, gli esami diagnostici più sofisticati non sempre riescono a rilevare i cosiddetti microdanni. L’impatto potrebbe aver provocato danni ai vari livelli fino a coinvolgere il tronco encefalico. Le conseguenze più gravi provocano le alterazioni dello stato di coscienza e nella peggiore delle ipotesi causano il coma. É qui che bisogna focalizzare l’attenzione. Il viso può essere ricostruito, ma certe parti profonde del cervello non si possono toccare, nessun chirurgo può intervenire“.

Alex Zanardi
Foto Getty / Bryn LennonBryn Lennon

L’entità del danno cerebrale si capirà quando i medici inizieranno a svegliarlo, così ha spiegato il dottor Di Meco: “è l’evoluzione clinica che stabilisce la gravità del trauma. Si capirà quando proveranno ad alleggerirlo dai farmaci che attualmente lo tengono addormentato: se tende a risvegliarsi autonomamente significa che migliora. Al contrario potrebbe essersi prodotto un danno molto importante e potenzialmente permanente nelle parti più profonde del tronco encefalico. Il cuore può reggere per anni e lui potrebbe non raggiungere mai più lo stato di coscienza. Ma stiamo parlando di ipotesi estreme“.

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