Coronavirus e calcio, parla Albertini: “il taglio degli stipendi è la via da seguire. Inzaghi? Mi dà fastidio che…”

Il presidente del settore giovanile della FIGC ha espresso il suo punto di vista sulla questione Coronavirus nel calcio

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La situazione in Italia resta delicata a causa dell’emergenza Coronavirus e, il mondo del calcio, non può far finta di non vedere. Si discute di ripartenza e ritorno in campo, ma al momento tutto ciò che conta è superare la crisi per tornare più forti di prima.

Albertini
Gabriele Maltinti/Getty Images

Ne è convinto Demetrio Albertini, ex Milan e attualmente presidente del settore tecnico della Figc, una figura di spessore che ha deciso di esprimere il proprio concetto ai microfoni della Gazzetta dello Sport: “il taglio degli stipendi è la via da seguire, ma non c’è una legge quadro e si spera che ognuno si attenga alle decisioni della Lega. Il calcio non è un mondo a parte, non c’è bisogno di supereroi, ma di entrare nel mondo degli altri. Il virus porta all’uguaglianza. Nulla sarà come prima. Questo è un momento triste che resterà nella storia. Il messaggio che do ai miei figli è che devono fare qualcosa di eccezionale, come hanno fatto i nostri nonni nella seconda guerra mondiale“.

Inzaghi e Vigorito
Giuseppe Bellini/Getty Images

Nessun litigio con Inzaghi sui social, ma solo uno scambio di vedute sulla ripartenza dei campionati: “non ho litigato, siamo amici e con Pippo non ho problemi. Ma mi dà fastidio che si pensi che se non ripartiamo c’è sotto qualcosa. La priorità è la salute. Anche io vorrei che si tornasse a giocare, anche io vorrei uscire di casa, oggi, anzi ieri. Ma se uno pensa al convoglio tragico di Bergamo non può non concordare che il primo dovere è riflettere. Anche io come tutti ho perso qualcuno che conoscevo. I social sono spesso una questione di pancia, volevo esprimere il mio dissenso con certe frasi. Comunque, entro aprile dovremo capire se giocare o congelare“.

Boban Maldini Massara
Foto Getty / Alessandro Sabattini

Il discorso poi non poteva non scivolare sul Milan: “c’è grande confusione. Poi, da una parte c’è un amico e dall’altra una persona, Gazidis, che ho incontrato poche volte. Credo che il Milan abbia perso un elemento valido, ma è come in uno spogliatoio: se ci sono tanti fuoriclasse, tante teste che non vanno d’accordo, è inutile cercare la colpa. Non è che qualcuno abbia sbagliato, alla fine è sbagliata la stagione e chi ci rimette è il Milan. Adesso serve un progetto sportivo chiaro, ripartire ogni anno da zero non serve. Se il Milan è soltanto un progetto economico, che lo dicano“.

Ibrahimovic
Marco Luzzani/Getty Images

Secondo Albertini non bastano solo i giovani: “servono anche giocatori esperti per far crescere i giovani e lo dico per vita vissuta. I giovani non possono avere continuità. E poi bisogna creare un senso di appartenenza. I club italiani hanno bisogno di italiani: parlo del Milan, ma anche della Juve o dell’Inter, che guarda caso ha preso Sensi e Barella. Senso di appartenenza e giocatori esperti: senza questo i giovani non bastano. Ibrahimovic? Il Milan sembrava una pozza d’acqua e Zlatan è stato il sasso gettato nello stagno. Ha creato emozioni. E ha dimostrato che può ancora giocare in Serie A, magari non tutte le partite, ma questo conta poco“.

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