Milan, Han Li attacca Elliott e i media: “scorrettezze e nessun aiuto, così abbiamo perso il club”

Han Li, braccio destro di Yonghong Li, torna a parlare della cessione del Milan: attacco diretto ad Elliott e ai media che hanno ostacolato la proprietà cinese nelle difficoltà

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La parentesi cinese viene ricordata ancora con un brivido lungo la schiena dai tifosi del Milan. La proprietà asiatica, con a capo il misterioso Yonghong Li, aveva rilevato la società da Berlusconi, facendo importanti investimenti sul mercato, salvo poi finire per indebitarsi e cedere il club al fondo Elliott dopo un lungo ed intricato tira e molla

Yonghong Li, Milan
LaPresse/Spada

A proposito della cessione del club al fondo Elliott però, la situazione risulta ancora poco chiara. Attraverso la rivista Forbes, Han Li, braccio destro di Yonghong Li, ha dato la sua versione dei fatti attaccando il fondo americano: “nel novembre del 2017, subito dopo aver firmato l’esclusiva per il rifinanziamento del debito, è apparso un articolo dannoso del New York Times. Poi, la mattina esatta in cui abbiamo iniziato il processo di rifinanziamento del debito a Londra, i media italiani hanno ripreso ad attaccare. Chi aveva tutte queste informazioni importanti? Se non ricordo male, a febbraio 2018, chiesi a una delle persone di Elliott se loro fossero stati diretti responsabili della messa in atto di quegli attacchi mediatici e se avessero voluto prendersi il club. Ovviamente l’ha negato. Avevamo sentito parlare della reputazione del fondo, ma non ero sicuro che le storie fossero vere… fino alla fine! Tutto ciò di cui avevamo bisogno era il rifinanziamento del debito, ma questo non è accaduto, non è filato liscio come ci aspettavamo“.

milan
LaPresse/Reuters

Han Li però non tira in ballo solo Elliott: “i problemi non riguardavano i tifosi, ma le persone di alto livello, quelle importanti, quelle che avevano il potere di proteggere i propri interessi. Tenterebbero di fare di tutto per stare lontani da noi e per tenerci fuori dal giro. Berlusconi? L’avevamo invitato a diventare presidente onorario: all’inizio ha accettato, ma poi, pochi giorni prima della chiusura, ha detto di non poter accettare la nostra offerta. Ci sono molte ragioni per cui gliel’avevamo offerto. La sua bellissima storia non poteva essere dimenticata. Poi c’erano la sua influenza, la sua immagine e le sue relazioni: eravamo nuovi nel Paese e speravamo di avere qualcuno che potesse aiutarci. Avremmo potuto scegliere tutti dirigenti cinesi, ma non lo abbiamo fatto per rispetto dei tifosi: non volevamo che pensassero di avergli rubato il club. Questo, però, è stato usato contro di noi da alcune persone, a causa della nostra gentilezza e onestà“.

Per conclude, Han Li si lascia andare ad un’ammissione di colpa: “abbiamo dovuto mettere in media 10 milioni di euro al mese, ma i capitali di cui aveva bisogno in origine il club erano molti meno. Abbiamo dovuto investire più capitale nella società, nel club. Era molto più di quanto ci aspettassimo. […] Ero così stressato che ho ancora delle cicatrici sui pollici, per quanta pressione mi facevo con le unghie“.

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